L'interrogatorio
Mazzette alla Asl Bari, anche Perrone ammette: «Ho regalato le porte all'ingegnere, ma non era corruzione»
Oggi ci sono stati anche gli interrogatori di garanzia di Paola Andriani, dell’imprenditore Nicola Murgolo e dell’agente di rappresentanza Giuseppe Rucci
BARI - Ha risposto alle domande del gip Cataldo Perrone, imprenditore ai domiciliari dalla settimana scorsa per corruzione e falso relativamente a un appalto bandito dalla Asl di Bari nel 2023. Perrone è uno dei quattro indagati ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bari sulle presunte tangenti in cambio di appalti nell’azienda sanitaria barese per cui sei persone sono finite in carcere (per uno degli indagati, Ignazio Gadaleta, la misura è stata convertita con i domiciliari).
A Perrone è contestato un episodio di corruzione e uno di falso relativamente a un appalto da oltre 362mila euro relativo alla sostituzione delle canne fumarie della centrale termica dell’ospedale Di Venere di Bari. Per l’accusa, avrebbe consegnato all’ex funzionario della Asl Nicola Iacobellis (in carcere) e alla moglie Paola Andriani (ai domiciliari, si è avvalsa della facoltà di non rispondere) «utilità consistite nel pagamento di vari articoli» come una porta blindata, porte interne ed elementi di arredo del bagno. Perrone ha ammesso di aver consegnato questi articoli ma ha sottolineato di averlo fatto a titolo di «omaggio», anche «inopportuno», escludendo collegamenti con accordi illeciti.
Quanto all’ipotesi di falso - è accusato insieme a Iacobellis di aver attestato falsamente il termine dei lavori al 29 dicembre 2023, in realtà conclusi a luglio 2024 - ha sostenuto che quella diversa datazione della fine dei lavori per lui fosse irrilevante, e che si trattasse di un’esigenza della Asl. Il suo avvocato, Mario Malcangi, ha chiesto la revoca della misura cautelare e, in alternativa, la sostituzione con l’interdizione dall’attività. Dopo l’arresto, Perrone si è dimesso dalla srl Perrone Global Service.
Oggi ci sono stati anche gli interrogatori di garanzia di Paola Andriani, dell’imprenditore Nicola Murgolo e dell’agente di rappresentanza Giuseppe Rucci: i tre si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.