Il ritratto

Ecco chi è Coviello: il figlio del sarto in giacca e cravatta, tra calcio e famiglia. «Conti spiati? L’ha fatto per noia»

Loredana Schiraldi

Bitonto, il profilo del bancario tracciato da chi lo conosce: dopo il licenziamento da Intesa fa il commercialista

BITONTO - Ogni giorno, dopo esser uscito di casa di buon’ora, fa tappa in edicola per acquistare i quotidiani, poi nel bar del centro, e infine a lavoro nel suo studio in via Lamarmora, dove accoglie e assiste clienti e imprese che avevano scelto lui come dottore commercialista. La professione che svolgeva in parallelo all’attività da bancario. Un rituale che ha avuto fine solo giovedì mattina, quando nessuno l’ha più visto. Assenza che ha dato la certezza che fosse proprio lui quel Vincenzo Coviello di Bitonto, ex dipendente di Intesa Sanpaolo, indagato per aver spiato i conti della premier Meloni e di altri membri del governo, di politici e non solo.

«E chi se lo sarebbe mai aspettato?», commentano increduli i proprietari delle attività da lui frequentate e tutti i suoi concittadini che hanno avuto modo di conoscerlo. «Ogni giorno, alle 7.45, veniva nella mia edicola per prendere Il Corriere della Sera e Il Sole 24 ore». Anche giovedì è stato qui, garantisce Katia, titolare dell’edicola su corso Vittorio Emanuele II frequentata dal 52enne. Impossibile sospettare di lui. «Quando ho letto sui giornali la notizia e il suo nome, non ho creduto potesse essere proprio il nostro cliente. È una persona perbene, distinta, super rispettosa e riservata».

Un ritratto confermato anche dal barista del caffè-pasticceria a pochi metri, suo amico di infanzia e compagno di squadra nelle partitelle di calcio. A lui Vincenzo, soprattutto di domenica, si rivolge per comprare una vaschetta di gelato artigianale da portare a casa e far assaggiare a sua moglie e ai suoi due figli, un ragazzo e una ragazza poco più che ventenni. Una coccola per la famiglia, il centro della sua vita.

«È sempre stato un tipo solitario e ha sempre avuto pochi amici, sin dai tempi della scuola» ricorda una sua vecchia compagna di classe delle superiori alla «Tommaso Fiore» di Modugno. «L’ho incontrato spesso, anche in tempi recenti, sempre insieme ai suoi cari».

«È una persona onesta, di sani principi - continua -. Valori trasmessi dalla sua famiglia d’origine, integerrima». Dal suo defunto papà, sarto di professione, aveva ereditato anche l’eleganza: «È sempre in giacca e cravatta».

«È un uomo semplice», conferma anche il suo calzolaio di fiducia. «Viene qui a riparare le scarpe, talvolta chiedendo di lo sconto», dice sorridendo.

Ma quell’uomo schivo, che mai si è interessato di politica (non aveva tessere e mai ha partecipato ad incontri di qualsiasi schieramento, raccontano i referenti dei partiti e dei movimenti civici cittadini), perché avrebbe violato la privacy di membri delle istituzioni, oltre che di semplici clienti dell’istituto di credito? «Forse l’ha fatto per noia - la spiegazione che si dà chi lo conosceva bene e crede nella sua buona fede -. Avrà sottovalutato i rischi della sua condotta, che potrebbe rovinare per sempre la sua carriera e minare la sua credibilità professionale. Un gran peccato».

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