Animali
Colonie feline a Bari, 400 in città: «Questo è un mondo tutto da capire»
Tutele, norme e sacrifici per i mici che abitano cortili e cantieri. E poi ci sono le gattare che si occupano di loro dal nutrimento alla pulizia, dai problemi di salute alla fase di sterilizzazione
BARI - Ad alcuni fanno tenerezza, al punto da creare un’autentica vocazione alla loro assistenza. Ma in altre circostanze generano fastidio e intolleranza. Le colonie feline rappresentano una questione che divide in città. Il numero di gatti assembrati in alcune aree è davvero notevole: parcheggi, cortili interni, persino cantieri diventano spesso luogo ideale per dare vita a numerose cucciolate. E il fenomeno, dalla primavera fino alle porte dell'inverno, spesso si amplia, diventando di difficile gestione con le alte temperature.
NUMERI DA RECORD Sono oltre 400 le colonie presenti a Bari secondo i recenti censimenti, ma il numero potrebbe essere aumentato. La loro gestione è affidata ai tutori di colonia che dal 2016 sono iscritti in un apposito albo comunale, in modo da poter essere pienamente autorizzati ad occuparsene. Una volta che il tutore segnala la colonia, il Comune, insieme alla Lav (lega anti vivisezione) procede ad un sopralluogo e compila un’apposita relazione: riconosciuta la colonia, al richiedente viene rilasciato un tesserino attestante che la colonia è censita e seguita da una persona di riferimento legalmente autorizzata. Anche nel caso di cantieri, è obbligatorio cercare un apposito spazio da delimitare, recintare e proteggere.
CRITICITÀ E MALTRATTAMENTI Le colonie, dunque, sono gestite in autonomia dalle gattare che, però, hanno una serie di incombenze: dal nutrimento alla pulizia, dalla segnalazione di eventuali problemi di salute alla delicata fase di sterilizzazione (che va concordata con la Asl), fino alla gestione del post operatorio. Eppure, la quotidianità presenta molteplici criticità: non mancano episodi di avversione da parte dei residenti dei quartieri che lamentano sporcizia, così come spesso è lasciato cibo da persone non autorizzate generando odori forti e rifiuti non smaltiti. Le conseguenze portano a minacce, maltrattamenti degli animali, avvelenamenti, litigi tra condomini. Il Comune, ad ogni modo, non lascia soli i tutori e interviene in caso di problemi.
LA DISCIPLINA DELLE ADOZIONI «I gatti di colonia non possono essere adottati a meno che non siano cuccioli sotto i tre mesi, oppure esemplari di cui non si conosce la provenienza o, ancora, non siano nelle condizioni fisiche idonee per sopravvivere per strada, senza sottovalutare un'opportuna valutazione del carattere del gatto» spiega Daniela Fanelli, delegata al randagismo e al benessere animale della Città metropolitana. «Molto spesso sono prelevati gatti dal territorio e tenuti senza motivo per mesi in gabbioni, privandoli di una delle esigenze più importanti per questo piccolo predatore, ovvero la libertà. Per le adozioni ci si deve rivolgere ad associazioni animaliste riconosciute: i gatti devono avere i microchip per legge e i dati sensibili non devono essere divulgati. Se, invece, si decide di acquistare un gatto di razza è importantissimo rivolgersi ad allevatori seri, evitando i negozietti improvvisati. Adozioni e colonie sono due mondi diversi. Dobbiamo preoccuparci ora di disciplinare a dovere situazioni che restano pendenti da tempo».
PRIORITà E SOLUZIONI Già con la precedente amministrazione era stato avviato un dialogo su proposte da valutare per migliorare il benessere e la convivenza tra gatti e cittadini. «Tra le priorità - continua Daniela Fanelli - ci sarebbe l’apposizione di cartelli che segnalano colonie, ovviamente a discrezione e a seconda delle situazione. Sì pensa pure all’istituzione dell’oasi felina, ma è una questione controversa: può servire per i gatti dimessi dal pronto soccorso, ma va gestita da personale qualificato: serve attenzione maniacale per evitare epidemie e preservare la salute degli animali. Ma soprattutto serve un piano programmato con la Asl per le sterilizzazioni, che tenga conto della difficoltà per i tutori nel catturare e gestire i gatti dopo l’intervento: diminuire il numero delle nascite è l’unico modo per garantire un equilibrio funzionale. Ecco perché è indispensabile una coesione tra le associazioni per gestire le problematiche legate al gran numero di colonie e i gatti dimessi dal pronto soccorso. Ho fiducia in un percorso condiviso con l’assessora Elda Perlino che ha ricevuto una specifica delega al benessere animale: il presupposto ideale per una strategia efficace da approntare con urgenza».