Concussione e violenza sessuale
Sesso per superare gli esami universitari: a Bari il prof. Volpe rischia 6 anni di reclusione
La richiesta di condanna è stata avanzata nell’udienza di ieri dalla Procura. L’università ha chiesto il risarcimento danni. il 23 settembre la parola passerà alla difesa
BARI - Sei anni di reclusione per concussione e violenza sessuale aggravata (quest’ultimo potrebbe essere già prescritto) nei confronti di una studentessa e la condanna a risarcire l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari. Tanto rischia il docente di diritto civile di Uniba Fabrizio Volpe. Ieri il pm Marco D’Agostino ha fatto la sua requisitoria finale chiedendo la condanna per il professore per fatti risalenti agli anni 2014-2015.
Secondo l’accusa, Volpe avrebbe chiesto, minacciando la presunta vittima, prestazioni sessuali e anche denaro per superare gli esami.
Il procedimento si avvia alla conclusione, a quasi tre anni dall’inizio del dibattimento e a più di un decennio dai fatti contestati. Il professor Volpe, assistito dagli avvocati Elio Addante e Angelo Loizzi (che discuteranno nella prossima udienza del 23 settembre), ha sempre respinto le accuse, ribadendo la correttezza dei suoi comportamenti. Nel processo si erano costituiti parti civili l’Università e la studentessa presunta vittima della violenza, ma quest’ultima nei giorni scorsi ha comunicato la revoca della costituzione.
Stando alle indagini, Volpe avrebbe costretto «in più occasioni» una studentessa 23enne a subire atti sessuali nel suo studio professionale privato e poi, dopo averle chiesto «espressamente di avere rapporti sessuali altrimenti non avrebbe di fatto potuto continuare gli studi», e aver ottenuto il diniego della ragazza, si sarebbe fatto promettere la somma di 500 euro ad esame. Per superare quello di Diritto civile, «dopo aver tentato nuovamente di abusare sessualmente della ragazza», si sarebbe fatto consegnare 1.000 euro in contanti. Le concussioni sarebbero avvenute «sotto la esplicita minaccia - si legge nell'imputazione - di impedirle la prosecuzione degli studi universitari o comunque di frapporre ostacoli al suo corretto svolgimento, in quanto persona influente in ambito universitario, in grado di condizionare in positivo e in negativo, grazie alla sua posizione accademica e alle conoscenze dirette con diversi altri docenti, il buon esito degli ulteriori esami che la ragazza avrebbe sostenuto».
Nel corso del processo sono state sentite le presunte vittime e diversi altri testimoni (in alcuni casi sono state acquisite le dichiarazioni fatte agli investigatori durante le indagini), tra i quali docenti colleghi di Uniba, rappresentanti degli studenti e collaboratori dello studio privato professionale, oltre all’ex preside della Facoltà, il professor Massimo Di Rienzo, in un primo momento coinvolto nell’inchiesta per non aver denunciato il docente dopo una segnalazione ricevuta dalla prima presunta vittima e dalla madre di lei. La sua posizione, dopo essere stato scagionato dalle accuse, è stata poi archiviata.
Una delle ultime udienze, poi, si è concentrata sullo scambio di messaggi tra il professore e la studentessa e l’audio - registrato dalla ragazza - di una conversazione tra i due.
Tre anni prima della vicenda per la quale ora Volpe rischia una condanna a 6 anni di reclusione, nel 2011, quando era titolare della cattedra di Diritto privato, il docente avrebbe tentato di ottenere prestazioni sessuali da un'altra studentessa, una 20enne al primo anno di Giurisprudenza, «sotto la minaccia implicita di subire conseguenze negative durante l'imminente esame di istituzioni di diritto privato». Vicenda dichiarata prescritta già in sede di udienza preliminare, dopo tre richieste di archiviazione (la prima nel marzo 2016) e la prima richiesta di rinvio a giudizio formulata nell’aprile 2019.