Il caso

Omicidio di Mimmo Capriati: in aula la verità del «pentito»

Linda Cappello

Convocati come testimoni i nipoti della vittima

BARI - «Mi hanno riferito di aver riconosciuto Domenico Monti che sparava a Mimmo Capriati. Mi hanno detto che lo hanno visto». A dirlo nell’aula della Corte d’Assise di Bari è stato Michelangelo Maselli, detto Miki occhi blu, vicino al clan Palermiti, che di recente ha deciso di collaborare con la giustizia. A chiamarlo in aula come testimone è stato il pm della Dda Federico Perrone Capano, nel processo contro Maurizio Larizzi e Domenico Monti, imputati con l’accusa di essere rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio di Mimmo Capriati, 49enne nipote del capoclan Tonino, ucciso davanti alla sua abitazione il 21 novembre 2018.

Maselli, sentito in videoconferenza, ha ripercorso i suoi rapporti con i Capriati, in particolare con Bino e Cristian, nipoti della vittima. «Volevamo fare una comparanza - ha dichiarato - una specie di accordo. Io però ero affiliato a Giovanni Palermiti: ogni mese versavo fra i 2.000 e 1.500 euro per il mantenimento dei detenuti in carcere, più 500 euro al figlio Eugenio». Dal traffico di droga, Maselli ha dichiarato di aver guadagnato cifre fra i 15.000 ed i 20.000 euro a settimana. «Mi occupavo principalmente di Japigia, ma anche delle altre zone di Bari. Con i Capriati ci davamo una mano. Io chiesi il permesso ad Eugenio Palermiti di fare la comparanza ma lui non fu d’accordo». Per quanto riguarda l’omicidio di Mimmo, Maselli ha detto di aver saputo i dettagli «da Bino e Cristian, dopo circa un anno che ci eravamo conosciuti. Il cugino (figlio della vittima ndr) gli aveva detto che quella sera aveva visto Mimmo u’biund (Domenico Monti, ndr) nascosto fra i cespugli». Per quanto riguarda Larizzi, gli sarebbe stato riferito che secondo loro si trovava dall’altro lato della strada, ad aspettare in macchina l’esecutore materiale dell’omicidio. Ha aggiunto anche che dopo l’omicidio il genero di Monti andò da Lello Capriati (fratello della vittima, padre di Christian e Sabino, ucciso il primo aprile scorso) per dire che loro non c’entravano nulla».

Dopo le dichiarazioni di Maselli, il presidente della Corte d’Assise Michele Parisi ha disposto la convocazione dei fratelli Sabino e Christian Capriati. Il primo è stato tradotto dal carcere, mentre l’altro è libero. Sabino, senza nascondere una certa insofferenza alle domande del pm, ha negato di aver mai conosciuto Maselli, dicendo a più riprese di non essere interessato alla vicenda processuale sull’omicidio di suo zio e di voler andare via dall’aula. Christian, invece, ha ammesso di aver conosciuto Maselli, aggiungendo di essere uscito con lui in qualche occasione e c’era anche il fratello Sabino. Ma anche lui ha negato che in famiglia si sia mai parlato dei possibili responsabili dell’omicidio.

Il processo è stato aggiornato al 23 luglio, quando ci sarà la requisitoria del pm: la sentenza, invece, è prevista per il 27 settembre.

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