l'inchiesta
Caso Bari: «Pisicchio sapeva dell’indagine, si è dimesso solo per evitarla»
Il «no» del gip alla revoca dei domiciliari all’ex assessore regionale: «Ha ancora potere, potrebbe influenzare i ballottaggi per chiedere favori»
BARI - Alfonsino Pisicchio non avrebbe alcuna intenzione di lasciare la politica, nonostante le dimissioni dai movimenti da lui stesso fondati e quelle (tutt’altro che spontanee) dall’incarico di commissario dell’agenzia regionale Arti. Lo scrive il gip Ilaria Casu per motivare il rigetto della richiesta di revoca degli arresti domiciliari avanzata la scorsa settimana dalla difesa dell’ex assessore regionale, richiesta respinta nonostante il parere favorevole della Procura che giusto giovedì ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini. Essendo imminente il ballottaggio per le comunali baresi, secondo il giudice, Pisicchio potrebbe (ancora) sfruttare il «proprio potere politico costruito nel tempo» e il «proprio seguito elettorale per condizionare l’esito delle elezioni e chiedere, in cambio, favori e utilità».
L’ex assessore regionale e il fratello Enzo detto Roberto sono finiti ai domiciliari il 10 aprile con l’accusa di concorso in turbativa d’asta e corruzione per un appalto da 5 milioni del Comune di Bari: in cambio dell’aggiudicazione a un imprenditore amico - secondo il pm Claudio Pinto, che ha coordinato le indagini della Finanza - i Pisicchio avrebbero ottenuto supporto economico e assunzioni.
La difesa (avvocato Salvatore D’Aluiso) ha puntato sull’allontanamento di Pisicchio dalla politica attiva, con le dimissioni dai movimenti che non si sono nemmeno presentati all’ultima tornata amministrativa. Ma non ha convinto il gip. Una informativa della Finanza...
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