Il caso

Alfonsino Pisicchio resta ai domiciliari, il gip: «Può inquinare i ballottaggi»

Giovanni Longo e Massimiliano Scagliarini

Lui e il fratello Enzo (detto Roberto) avrebbero fatto pressioni per far assegnare a un imprenditore amico un appalto da 5 milioni del Comune di Bari, ottenendo in cambio soldi, regali e anche assunzioni di persone a loro vicine per motivi elettorali

BARI - Le dimissioni di Alfonsino Pisicchio dai movimenti politici Senso Civico e Iniziativa Democratica non sono di per sé sufficienti ad elidere il pericolo di reiterazione delle condotte contestate all’ex assessore regionale. È su questa base che il gip Ilaria Casu - nonostante il parere positivo della Procura - ha detto «no» alla revoca dei domiciliari chiesta da Pisicchio, arrestato il 10 aprile al termine di una inchiesta che ipotizza a suo carico le accuse di concorso in corruzione e turbativa d’asta: Alfonsino e il fratello Enzo (detto Roberto) avrebbero fatto pressioni per far assegnare a un imprenditore amico un appalto da 5 milioni del Comune di Bari, ottenendo in cambio soldi, regali e anche assunzioni di persone a loro vicine per motivi elettorali.

La difesa (avvocato Salvatore D’Aluiso) ha valorizzato il tempo trascorso dall’esecuzione della misura cautelare e - soprattutto - il fatto che Pisicchio non ha preso parte alle elezioni dello scorso weekend, né direttamente né tramite proprie liste. Ma il gip ha rilevato che i rapporti politici non si sono comunque affievoliti, perché Pisicchio possiede una sorta di ascendente politico su un rilevante bacino elettorale, e che in ogni caso c’è sempre il delicato turno di ballottaggio delle amministrative a costituire un elemento di pericolo in senso cautelare. Un ragionamento già sviluppato dal Tribunale del Riesame con il rigetto del ricorso presentato dalla difesa.

L’indagine della Finanza coordinata dal pm Claudio Pinto, aperta nel 2019 a seguito di una segnalazione della Regione su fideiussioni false, riguarda una serie di appalti pubblici e di finanziamenti regionali che - secondo l’accusa - i Pisicchio avrebbero fatto ottenere a imprenditori amici in cambio di denaro, favori o altre utilità. Alfonsino Pisicchio ha sempre negato di essersi interessato di appalti, se non con generiche richieste di informazioni.

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