Politica

Bari, vecchi e nuovi dem in corsa alle urne

Alessandra Colucci

«Via incarichi di vertice a chi va con Laforgia»

BARI - Conto alla rovescia per l’ufficializzazione della lista che il Partito democratico presenterà in vista delle comunali di giugno: stabilito, in linea di massima, l’elenco dei nomi, dopo aver raccolto le disponibilità, occorrerà espletare una serie di passaggi interni fino ad arrivare alla ratifica definitiva in direzione cittadina.

In queste ore, la lista è passata al vaglio di una prima commissione, composta dal segretario cittadino Gianfranco Todaro, con Michele Monno, Francesco Balducci e Anna Tamborrino. A seguire, sarà la volta del passaggio nella commissione provinciale di garanzia insieme alla segreteria cittadina, che sarà allargata anche ai segretari di circolo. Una volta conclusa questa piccola road map che i dem si sono dati, come detto, la lista dei candidati approderà in direzione cittadina per l’ultimo via libera e dunque i giochi saranno fatti.

Già, ma chi ne farà parte? Il Pd ha deciso di puntare su una consolidata strategia che vede un mix tra gli uscenti e i volti nuovi, con qualche approdo anche dai Municipi. Ci saranno i due assessori comunali Paola Romano e Pietro Petruzzelli che farà tandem con Micaela Paparella (come già accaduto nel 2019, con l’elezione di entrambi) mentre dal I Municipio arriverà il presidente Lorenzo Leonetti, in tandem con Giovanna Salemmi. Da stabilire se un altro uscente, l’ex vicensindaco Pierluigi Introna, sarà candidato nuovamente oppure tenterà la corsa per la presidenza del I Municipio. Ci saranno anche Elisabetta Vaccarella, prima degli eletti nel 2019, il presidente del Consiglio comunale uscente Michelangelo Cavone, il capogruppo Marco Bronzini, Domenico Scaramuzzi e Nicola Amoruso. In partita anche Fabio Sisto, Antonio Bozzo, Gianluca Loconsole, Vincenzo Lomoro, Giuseppe Fumai, Aldo Sanseverino e, tra le donne. Eugenia Mariani e Donatella Durante. «Ci impegneremo per la parità di genere - precisa Todaro – stiamo lavorando in questo senso».

Discorso a parte, invece, nei Municipi, soprattutto per quello che riguarda le presidenze. A disposizione ve ne sono cinque ma, ovviamente, non potranno essere tutte in quota Pd. Al netto della questione legata al I, da capire anche se l’ex consigliere comunale Silvio Delle Foglie correrà per la presidenza del II e se, per la guida del III, il Pd deciderà di puntare ancora sul presidente uscente Nicola Schingaro.

E poi c’è da dirimere la vicenda della cosiddetta «fronda», ovvero quel gruppo, composto da dirigenti e militanti, che non appoggia, come invece fa compattamente il Pd, Vito Leccese, ma sostiene l’altro candidato sindaco di centrosinistra Michele Laforgia. Qualche giorno fa, Titti De Simone – che guida il gruppo di dissidenti - si è dimessa dall’incarico di presidente dell’assemblea cittadina, rimanendo, però, all’interno del Pd e mantenendo il ruolo di dirigente nazionale e di consigliera del governatore Michele Emiliano. La rinuncia agli incarichi dirigenziali è, infatti, quello che il Pd chiederà a chiunque voglia candidarsi a sostegno di Laforgia, mentre «cosa diversa è per i semplici tesserati» fanno sapere i vertici cittadini dem in quanto «quella è solo una questione di coerenza». «Un conto – ribadiscono - è avere un incarico all’interno del partito e scegliere un’altra strada, un altro è essere solo iscritti, lì si tratta esclusivamente di un discorso di coerenza». D’altra parte, negli ambienti vicini a Laforgia, da giorni c’è la conferma che «ci saranno candidati dem nelle liste della coalizione progressista».

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