Il caso
Nuovo arresto per il boss Savinuccio, ai domiciliari il figlio neomelodico
Il gip: «Tommy Parisi è l’emblema della nuova generazione». I pentiti: «A volte canta, altre volte traffica con le armi»
BARI - Anche dal carcere Savinuccio Parisi continuava ad impartire indicazioni ai suoi sodali. «Mammasantissima», il grado più alto della gerarchia criminale. Capo indiscusso. Insignito dalla ‘ndrangheta calabrese, in particolare dalla ‘ndrina facente capo alla famiglia Bellocco di Rosarno. Gli inquirenti ritengono che avrebbe continuato a gestire gli affari grazie ad uno dei suoi uomini più fidati, come il nipote Tommaso Lovreglio.
Il gruppo capeggiato da Savinuccio ha continuato ad operare con continuità dal 1994 e fino al 2018, allargando sempre di più gli ambiti di interesse. «Vi era infatti - scrive il gip Ferraro nell’ordinanza notificata ieri - alternanza fra periodi di tranquillità e periodi turbolenti scanditi da attacchi e spesso omicidi al fine di assicurare l’egemonia del gruppo sul territorio, e in particolare sul quartiere di Japigia».
Nelle migliaia di pagine scritte dagli investigatori compaiono ampi stralci dei pentiti, che continuano a fare riferimento a lui come colui che prendeva tutte le decisioni. Ora ai domiciliari è finito anche il figlio Tommaso, 40 anni, meglio noto come Tommy Il Cantante (noto per le sue esibizioni per gli appassionati del genere neomelodico), considerato «l’emblema della nuova generazione mafiosa del clan Parisi». Già condannato a otto anni per fatti risalenti agli anni precedenti al 2014, nell’ambito dell’operazione denominata “Do ut des”.
La maggior parte dei collaboratori che parlano di lui, però, precisano come, nonostante non sia formalmente affiliato, faccia ugualmente parte del sodalizio: è infatti accusato di associazione a delinquere e ricettazione. Secondo gli inquirenti nel 2017 Tommy avrebbe chiesto a Sergio Mezzina armi clandestine, silenziatori e migliaia di cartucce inesplose di diverso calibro per distribuirle «a quelli della zona».
«C’ha le scommesse, parecchio calcio scommesse - dice ai magistrati il pentito Domenico Milella - ha il “.com”, che lo fa a nero pure. Quando vuole lui diciamo che fa parte del clan, quando non vuole lui, non ne vuole sapere. Dipende... quando non vuole se ne va a cantare... No, nella guerra non aveva un ruolo, però...
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