Il caso

Bari, laurea nulla per studentessa di medicina: non validi 8 esami fatti in Erasmus

Isabella Maselli

Il Tar suggerisce all'Università di Bari di far rifare le prove alla studentessa. All’appello mancano alcune discipline che sarebbero state superate all’estero

BARI - Otto esami fatti durante l’Erasmus in Spagna non sarebbero mai stati convalidati dall’Università e quindi la laurea è nulla. Una vicenda che vede da un lato una studentessa in Medicina, ormai abilitata alla professione e già impegnata in un corso di specializzazione, che si è vista annullare il titolo; dall’altro gli uffici in subbuglio perché nella documentazione qualcosa non torna.

Il decreto rettorile di «declaratoria di nullità/inesistenza del titolo di laurea di Medicina e Chirurgia» risale al 20 dicembre scorso, notificato alla studentessa il giorno dopo. Un «annullamento d’ufficio in autotutela» lo definisce il Tribunale amministrativo della Puglia, dinanzi al quale la studentessa ha impugnato l’atto chiedendo ai giudici che lo cassino e, intanto, che lo sospendano. I giudici hanno rigettato la sospensiva ma hanno rinviato l’udienza di merito di nove mesi, suggerendo all’Università di consentire alla studentessa di ripetere gli otto esami e sanare la situazione.

I FATTI La studentessa ha partecipato al progetto Erasmus, facendo una parte del percorso di studi in una università straniera, per la precisione nell’Ateneo di Valladolid, in Spagna. Nei mesi di Erasmus dice di aver sostenuto otto esami. È tornata, ha completato il percorso accademico, ha fatto la tesi e si è laureata. Poco dopo ha ottenuto l’abilitazione alla professione medica, ad oggi non revocata, e ha anche iniziato la specializzazione. La doccia fredda è arrivata qualche giorno prima di Natale, quando si è vista recapitare il provvedimento del rettore Uniba che le comunicava che la sua laurea non era valida, perché all’appello mancavano quegli otto esami, mai convalidati.

IL RICORSO Assistita dall’avvocato Saverio Profeta, l’ex studentessa ha fatto ricorso al Tar, citando l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, difesa dagli avvocati Cecilia Antuofermo e Monica Micaela Marangelli. In premessa i giudici spiegano che «il termine ragionevole entro il quale la pubblica amministrazione può annullare d’ufficio un proprio provvedimento è suscettibile di lata estensione allorché vi sia stata, come sembrerebbe avvenuto in questo caso, una attività turbolenta (per non dire fraudolenta) verosimilmente da parte della ricorrente ovvero di funzionari dell’Ateneo, la quale abbia reso di per sé arduo l’accertamento del vizio dell’atto».

Detto in altri termini: le carte non sono in ordine e non è balzato subito agli occhi di chi aveva il compito di controllare accorgersi delle irregolarità...

LEGGI IL RESTO DELL'ARTICOLO SULLA NOSTRA DIGITAL EDITION E SUL CARTACEO

Privacy Policy Cookie Policy