Il ricordo

Lutto alla «Gazzetta», a 97 anni muore il giornalista Franco Chieco

AMERIGO DE PEPPO

Indimenticato maestro amante della lirica, fu molto impegnato negli organismi sindacali di categoria

Come si dice addio a un Maestro? In che modo si può fare a meno della sua presenza? La scomparsa a 97 anni di Franco Chieco, grande giornalista e fine intellettuale, mi ha obbligato a fare i conti con domande alle quali è difficile dare risposta. Negli ultimi anni in cui frequentava la redazione della Gazzetta del Mezzogiorno, io, giovane aspirante giornalista, cercavo di fare tesoro dei suoi insegnamenti. Le sue domande, che spesso sembravano solo ironiche e fuori luogo, in realtà seguivano un filo logico comprensibile solo alla fine e portavano ineluttabilmente alla soluzione che lui voleva indicare.

Ma Franco Chieco non è stato solo un giornalista a tutto tondo, (5.000 articoli pubblicati a sua firma in 77 anni da giornalista professionista, record difficilmente battibile) con competenze che andavano dallo sport alla politica, dalla cronaca e dall’arte di confezionare il giornale, alla grande passione per il pentagramma, passione che ha fatto di lui uno dei critici musicali più apprezzati d’Italia. Del resto, non è un caso che un mostro sacro come Riccardo Muti abbia allietato il suo ultimo Natale con una telefonata di auguri. Come non è un caso che il giovane Franco Chieco sia riuscito a “imbucarsi” dietro le quinte del Teatro Petruzzelli per ascoltare le prove di orchestra con sul podio un altro mostro sacro della musica: Herbert Von Karajan.

Ma, come dicevamo, Franco non si è contraddistinto solo per la sua grande professionalità, il suo profondo legame con la categoria ha fatto di lui un sindacalista a livello locale e nazionale: presidente per anni dell’Assostampa, consigliere nazionale e membro di Giunta della Federazione nazionale della stampa italiana, organismo nel quale ha contribuito a firmare diversi contratti nazionali di lavoro, al termine di lunghe ed estenuanti maratone, nella sede della Federazione editori e, quando la situazione si bloccava, al ministero del Lavoro. Il suo impegno in favore della categoria non si è limitato al sindacato: è stato infatti consigliere dell’Ordine dei giornalisti e ha ricoperto incarichi prestigiosi anche nell’Inpgi (fino a poco più di un anno fa l’istituto che erogava la pensione ai giornalisti) e alla Casagit (la cassa sanitaria della categoria). Una serie di impegni che fece di lui un vero e proprio globe trotter: in aereo o in treno andava a Roma e, dopo poche ora faceva ritorno a Bari e correva alla Gazzetta, dove era Redattore capo e poi Assistente del Direttore, per non tradire la sua “missione” di giornalista. «Tanto tempo sottratto alla famiglia», diceva amaramente fino a qualche giorno fa.

E ora resta solo il ricordo. Ricordo delle sue telefonate, negli ultimi tempi sempre più frequenti, ricche di domande alle quali non era sempre facile dare una risposta. I suoi cavalli di battaglia erano, ça va sans dire, la Gazzetta, per la quale tanto ha tribolato nei lunghi mesi di chiusura, la squadra di calcio del Bari, le cui alterne fortune incidevano non poco sul suo stato d’animo, il Teatro Petruzzelli e la Fiera del Levante. Il suo chiodo fisso era però la categoria: voleva sapere tutto dei giovani colleghi e si stizziva non poco quando doveva ammettere di non conoscere gran parte di loro: era il suo modo di non arrendersi, di volersi sempre considerare collega tra i colleghi e il non conoscere le nuove leve del giornalismo pugliese lo faceva sentire escluso da un mondo al quale rivendicava con orgoglio l’appartenenza. Ma la sua dimostrazione più grande di umanità risale a qualche mese fa: dopo il mio ricovero, in condizioni critiche, è venuto a trovarmi a casa mia e vederlo con gli occhi lucidi dalla commozione mi ha restituito per pochi minuti quel padre che ho perso qualche anno fa. Che dirti, caro Franco? Grazie per i Tuoi insegnamenti e buon viaggio: Lassù troverai i miei genitori e i tuoi amici, da Tonino Rossano a Paolo Catalano, ansiosi di sentire una tua lectio magistralis sul fantastico mondo della lirica.

Privacy Policy Cookie Policy