Il protocollo
Pirati informatici e hacker, cyber-specialisti al servizio dell’Università di Bari
Accordo tra UniBa e Deas-Difesa e Analisi Sistemi per sviluppare competenze digitali e promuovere la sicurezza dei dati che viaggiano in rete
BARI - Cyber-specialisti per intercettare e bloccare le minacce informatiche. L’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e Deas-Difesa e Analisi Sistemi hanno firmato un protocollo per sviluppare competenze digitali e promuovere la sicurezza dei dati che viaggiano in rete.
L’obiettivo è la creazione di programmi di studio avanzati e piani formativi nelle aree: Cybersecurity, Intelligenza Artificiale (Ai), Internet delle Cose (IoT) e Analisi dei Dati. In particolare, Uniba e la società ad alto contenuto di innovazione specializzata in cybersecurity e Artificial Intelligence, all’avanguardia nello sviluppo di tecnologie di machine learning e analisi comportamentale, collaboreranno per la formazione avanzata di esperti a cui sarà offerta la possibilità di svolgere tirocini curriculari nella società che ha il suo quartier generale in piazza Montecitorio, accanto a tutte le principali istituzioni nazionali a cui offre sistemi di protezione, mentre il Centro Avanzato Cibernetico si trova nella base della Marina Militare di Roma.
La crescente minaccia richiede una risposta immediata attraverso l’aumento del numero degli esperti sia nelle aziende che nelle istituzioni e in tutti gli organismi cruciali per la sicurezza nazionale nel campo digitale. Il comparto cyber è imprescindibile per innovare e proteggere gli asset della Pubblica amministrazione e del settore privato, assicurando livelli elevati di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici per gli operatori essenziali del sistema Paese.
«In un’epoca in cui la cybersecurity assume una rilevanza geopolitica e geostrategica sempre maggiore, la nostra Scuola di Alta Formazione si prefigge di formare non solo specialisti, ma anche dirigenti in grado di comprendere il ruolo delle nuove tecnologie digitali e di promuovere l’adozione di regole etiche, legali e procedurali affidabili» ha detto Stefania Ranzato, amministratore unico dell’azienda italiana precisando che «la partnership con l’Università di Bari è strategica in questa direzione e s’incardina all’interno della filosofia che vede Deas investire e puntare sui giovani talenti e sulle eccellenze».
Secondo il rapporto presentato a novembre da Clusit, l’associazione italiana per la sicurezza informatica che ha esaminato 1.382 attacchi mondiali nel primo semestre 2023, il nostro Paese risulta colpito da attacchi cyber quattro volte più del resto del mondo. Se a livello globale c’è stato un rallentamento, l’Italia risulta in controtendenza con un aumento del 40%.
«Il Paese – ha detto il rettore Stefano Bronzini - ha bisogno di nuove professionalità con competenze multidisciplinari e collettive necessarie a garantire la resilienza e la sicurezza della società tutta. Non solo, quindi, di profili esclusivamente tecnici, ma anche di figure capaci di analizzare criticamente fenomeni complessi da molteplici punti di vista economico, sociologico, psicologico, giuridico, geopolitico e comunicativo oltre che informatico. Tutto questo conferma il ruolo essenziale che gli atenei pubblici e la ricerca hanno sulle questioni centrali della formazione di competenze e dell’autonomia tecnologica del Paese».
Questa partnership consentirà all’Ateneo di offrire programmi formativi che terranno conto dell’esperienza «maturata sul campo» da Deas e dalla sua Scuola di Alta Formazione così da permettere ai partecipanti non solo un training operativo incentrato su tematiche e casistiche reali ma un pronto inserimento nel mondo professionale della cybersecurity. Questo settore, in rapida crescita, soffre peraltro di una carenza costante di professionisti qualificati, una lacuna che si prevede aumenterà progressivamente nei prossimi anni.
Secondo i ricercatori Clusit nel periodo che va dal 2018 al primo semestre 2023, mentre a livello globale gli incidenti sono aumentati del 61,5%, nel nostro Paese la crescita ha raggiunto il 300% con i settori finanziario e assicurativo tra i più colpiti. A livello mondiale, i ricercatori hanno registrato l’aumento di cybercrime per estorcere soldi (di cui oltre il 35% è andato a buon fine) e del phishing per rubare dati sensibili.