sanità

Da Bari Mantoan: «Entro il 2025 un milione di italiani potranno essere curati a distanza»

Lo ha detto a Bari il direttore generale dell’Agenas, a margine della giornata di confronto tra operatori e stakeholder della sanità dal titolo "Un nuovo impegno per la salute"

BARI- «L'obiettivo, entro la fine del 2025, è di arrivare a un milione di italiani in tele monitoraggio. Stiamo passando dalla singola prestazione alla presa in carico della cronicità grazie alla telemedicina». Lo ha detto a Bari Domenico Mantoan, direttore generale dell’Agenas, a margine della giornata di confronto tra operatori e stakeholder della sanità dal titolo "Un nuovo impegno per la salute".
«L'investimento in telemedicina in Italia è straordinario - ha aggiunto - e permetterà al sistema sanitario di fare un grande passo in avanti. Nel corso del 2023, grazie all’impulso che hanno dato il ministro Schillaci e il sottosegretario Gemmato, abbiamo lavorato per costruire la piattaforma nazionale di telemedicina, che ci è stata consegnata da qualche giorno».

«Prima di Natale - ha spiegato - si concluderà la gara assegnata alla Lombardia per i verticali di telemedicina, a marzo la Regione Puglia finirà la gara per l’hardware di telemedicina». Mantoan ha chiarito che «grazie a questo investimento tutti i medici avranno la possibilità di controllare i loro assistiti a domicilio. E’ l’esaltazione della cura portata a casa. L’altro grande strumento è il teleconsulto, grazie al quale i medici potranno consultarsi fra di loro, così come gli infermieri potranno mettersi in contatto con la famiglia del malato». 

«Noi curiamo la gente per farla star meglio, il problema del risparmio viene dopo. Sicuramente quando questo modello sarà messo a regime diminuiranno gli accessi ai pronto soccorso - ha aggiunto Mantoan. A chi gli chiedeva se queste nuove tecnologie permetteranno di risparmiare, ha risposto: «C'è anche la possibilità di fare prevenzione a distanza con l’obiettivo che i nostri anziani diventino il più tardi possibile non autosufficienti o che non lo diventino mai. Tutto questo comporta dei risparmi. Noi però non lo facciamo per risparmiare, ma per curare meglio e per rendere l’organizzazione del sistema sanitario nazionale più conforme ai nuovi bisogni».

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