Mala e minori
Bari, adolescenti spacciano nel cuore della movida
Arruolati per «infiltrarsi» nelle comitive dei più giovani
Pusher adolescenti arruolati dalla malavita per infiltrarsi nelle comitive giovanili e vendere erba, pasticche e polvere bianca nel cuore della movida. Droga, risse e bande criminali. L’età media è scesa a dismisura: i «padroni» delle strade, oggi, sono ragazzi, e la camorra barese, insieme alle sue derivazioni in provincia, utilizza preadolescenti e adolescenti per vendere marijuana, hashish e cocaina. La conferma è contenuta negli atti dell’inchiesta Partenone che ha portato all’arresto di 65 persone (due donne) coinvolte in una associazione a delinquere collegata alla famiglia malavitosa dei Capriati di Japigia dedita al traffico e allo smercio di sostanza stupefacenti nel Sud-est barese.
Dalle mille e più pagine della ordinanza di arresto emerge che l’organizzazione aveva il «cervello» a Japigia ma le sue derivazioni operative nei comuni di Putignano (soprattutto), Castellana Grotte, Noci, Alberobello, Locorotondo e Acquaviva delle Fonti.
Per partecipare alla vita notturna, ricca e vivace della meglio gioventù barese, l’associazione aveva creato «ad hoc» una rete di baby spacciatori composta da adolescenti. A tenere le fila del giro sarebbero stati in tre, i più svegli, capaci di gestire una rete di contatti molto ampia. Per curare le pubbliche relazioni il terzetto frequentava i luoghi di ritrovo delle comitive composte da ragazzi della loro età e più giovani, le loro feste, i loro locali. La stessa strategia adottata dalle organizzazioni che operano a Bari, Libertà, Madonella, Murat. Japigia, Bari Vecchia. La nuova frontiera della criminalità organizzata, quella del reclutamento tra gli adolescenti è diventata una vera e propria deriva socio–criminale. Lo ha scritto più volte anche la Direzione investigativa antimafia nelle sue relazioni semestrali. L’arruolamento, secondo queste analisi, coinvolge «soggetti sempre più giovani, in età scolare che in alcuni hanno abbandonato il regolare corso di studi e non hanno occupazione» nella fascia più giovane tra i 14 e i 18 anni.
I minori, soprattutto, rappresentano un «esercito» di riserva per la criminalità, da impiegare, in particolare, nelle attività di spaccio «nelle quali, come più volte emerso dalle attività investigative, vengono coinvolti perché trascinati dall’esempio dei più adulti anche dei bambini»
Il malaffare continua ad avere una «capacità attrattiva» sulle giovani generazioni, non solo nel caso di figli di boss o di ragazzi provenienti da famiglie mafiose ma anche e soprattutto quando queste fanno parte di un bacino che continua ad essere alimentato dalle difficili condizioni sociali ed economiche. Negli ultimi anni, ha spiegato la Dia nelle pagine in cui analizza il fenomeno a livello nazionale, è stato registrato un abbassamento dell’età media degli appartenenti alle cosche. In più il numero dei «picciotti» tra 16 e i 40 anni ha raggiunto numeri quasi uguali a quelli della fascia tra i 40 e i 65 anni.