La condanna

Bari, addetto delle pulizie uccise un'anziana: condanna ridotta a 23 anni in appello

isabella maselli

L'81enne Anna Lucia Lupelli fu trovata morta nella sua casa al quartiere Carrassi di Bari il 13 settembre 2021 trafitta da otto coltellate.

BARI - Condanna ridotta a 23 anni di reclusione in appello (dai 27 inflitti in primo grado) per il 52enne Saverio Mesecorto, imputato per l'omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e rapina della 81enne Anna Lucia Lupelli, trovata morta nella sua casa al quartiere Carrassi di Bari il 13 settembre 2021, trafitta da otto coltellate. Mesecorto, reo confesso, in carcere da due giorni dopo il delitto, era addetto da oltre dieci anni alle pulizie del palazzo dove viveva la vittima e per questo la conosceva e ne conosceva le abitudini. Avrebbe ucciso quella anziana signora sola che conosceva da anni «con lucida determinazione, approfittando della sua disponibilità e cortesia, a fronte della richiesta di un bicchiere d’acqua, e al solo fine di impossessarsi, indisturbato e senza il rischio di essere denunciato, di danaro che immaginava e sperava potesse esserci in casa» scrisse di lui la Corte di Assise un anno fa. Ora è arrivata la sentenza di secondo grado che ha confermato la responsabilità su tutti i reati, intervenendo al ribasso sul solo trattamento sanzionatorio.

Mesecorto, avevano ricostruito le indagini della Squadra Mobile, coordinate dal pm Claudio Pinto, sarebbe entrato in casa della anziana con il pretesto di chiedere un bicchiere d'acqua, armato di un coltello che si era procurato il giorno prima proprio con l'intenzione di rapinarla e ucciderla. La vittima in quel momento stava preparando il pranzo e infatti in casa, all’arrivo dei poliziotti, c’era ancora la tavola apparecchiata e, sul piano cottura della cucina, con la fiamma ancora accesa, una pentola con del cibo ormai carbonizzato. Lei, ignara delle intenzioni dell’aggressore, lo aveva fatto accomodare in casa e quasi subito sarebbe stata accoltellata, lasciata al suolo agonizzante. Impossessatosi di circa 1.500 euro e del bancomat, trovati in un borsello, il 52enne si sarebbe poi allontanato, provvedendo a disfarsi del coltello, dei guanti usati per commettere il delitto e del borsello ripulito dai soldi.

Il corpo della signora Lupelli fu trovato il giorno dopo e subito le indagini riuscirono a identificare Mesecorso, grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza di un negozio lì vicino che lo avevano immortalato davanti al portone di casa della vittima all’ora del delitto, e alle dichiarazioni delle figlie dell’imputato, con le quali l’uomo si era confidato. Nel corso del processo di prima grado l’imputato, assistito dagli avvocati Luca Bruno e Francesco Piscazzi, aveva anche espresso il desiderio di chiedere perdono. Dal carcere aveva scritto una lettera nella quale chiedeva «perdono per aver commesso questo crimine, vorrei avere la possibilità - diceva rivolgendosi alla figlie della vittima - non solo di poter chiedere scusa e perdono tramite una lettera alla famiglia, ma di poter chiedere perdono potendoli guardare in faccia, inginocchiandomi innanzi a loro e forse solo così riuscirei ad avere la forza per poter affrontare tutto quello che mi aspetta». Vittime che Mesecorto è stato anche condannato a risarcire.

Nel processo si sono costituite parti civili le due figlie della anziana uccisa, assistite dagli avvocati Tommaso Barile e Serena Zicàri, e l’associazione antiviolenza «Fermiconlemani» con la presidente Tiziana Cecere, difesa dall’avvocatessa Daniela Corrado.

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