L'operazione
Mafia, omicidio e lupara bianca nel Barese: quattro persone arrestate dai carabinieri. Un indagato rischia l'ergastolo
Sono stati individuati i presunti responsabili di un delitto del 2006 ad Altamura
BARI - Quattro persone sono state arrestate perché ritenute accusate dell’omicidio di Biagio Genco, 32enne di Altamura (Bari) scomparso dalla sua città il 17 novembre 2006. Il suo cadavere non è mai stato trovato. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, è stata eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Bari. Tre dei quattro arrestati erano già in carcere per altra causa, le accuse nei loro confronti sono - a vario titolo - di omicidio aggravato in concorso, detenzione e porto illegale di armi con l'aggravante del metodo mafioso. Il provedimento cautelare è stato notificato a Giuseppe Antonio Colonna, di 56 anni, Michele D’Abramo, di 57, Giovanni Sforza, di 61, e Nicola Cifarelli, di 45 anni, tutti di Altamura.
Secondo l’accusa, quel pomeriggio Genco fu condotto «con l'inganno» (scrivono gli inquirenti) in auto nelle campagne di Altamura da due persone - tra cui l’ex boss Bartolo Dambrosio, ucciso nel 2010 - e fu colpito a distanza ravvicinata da tre colpi di fucile esplosi da Colonna che agì «con il supporto logistico degli altri tre» complici «che poi provvedevano a spostare e a nascondere l’auto della vittima, il cui cadavere non è stato mai ritrovato». Fondamentali per le indagini anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, che hanno consentito agli inquirenti di individuare il movente dell’omicidio: Dambrosio, mandante e allora a capo dell’omonimo clan, «avrebbe commissionato e partecipato all’omicidio, unitamente ai quattro arrestati odierni, per agevolare l'attività mafiosa del proprio gruppo criminale, con il quale la vittima, pur avendone fatto parte, era entrato in contrasto sì da progettare a sua volta un attentato ai danni dello stesso capo clan».
Le indagini sulla morte di Biagio Genco, partite poco dopo la sua scomparsa nel 2006, hanno avuto un punto di svolta solamente nel febbraio 2023 con le dichiarazioni di Mario Dambrosio, indagato per il delitto nell’ambito di un altro procedimento. Dambrosio, «oltre a confermare la sua responsabilità per l’ideazione e la esecuzione dell’omicidio», scrivono gli inquirenti negli atti, «forniva dichiarazioni etero-accusatorie nei riguardi» di Colonna, D’Abramo, Sforza e Cifarelli. «Un vero e proprio turning point in ordine alla ricostruzione dei fatti», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, poi confermata anche dalle dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia.
Quel 17 novembre Genco si sarebbe recato con la sua auto, insieme a Mario e Bartolomeo Dambrosio (boss del clan ucciso nel 2010), in una campagna alla periferia di Altamura. Lì sarebbe stato raggiunto da due colpi di fucile esplosi da distanza da Colonna, che lo avrebbe poi finito con un colpo ravvicinato. Sforza e Cifarelli, con il supporto di D’Abramo, avrebbero poi preso l’auto di Genco lasciandola nelle campagne di Bitonto, "per allontanare i sospetti dal gruppo di Altamura». Il cadavere sarebbe poi stato sotterrato in un campo tra Altamura e Matera da Colonna e Mario Dambrosio. L'omicidio di Genco «può essere assimilato a una vera e propria operazione di stampo militare, che ha richiesto un’attenta preparazione e una pianificazione complessa», scrive il gip Giuseppe Ronzino che ha firmato l’ordinanza. Un delitto volto, "anche alla luce delle sue modalità, a ribadire l’affermazione di un gruppo criminale», nonché alla dimostrazione "dell’egemonia di un gruppo sull'altro». «Tutti gli indagati», prosegue il gip, «risultano legati a doppio filo agli ambienti criminali dell’hinterland di Altamura.
Nicola Cifarelli, uno dei quattro colpiti oggi dalla misura della custodia cautelare in carcere per l’omicidio di Biagio Genco, ucciso ad Altamura (Bari) nel 2006 e il cui corpo non è mai stato ritrovato, rischia una condanna all’ergastolo per un altro caso di lupara bianca avvenuto nella città murgiana. Il processo è alle battute finali e la sentenza potrebbe arrivare anche domani. La vicenda risale al 7 agosto 2014, quando l’allora 28enne Angelo Popolizio fu prelevato da Cifarelli e da Cesare Michele Oreste da un circolo ricreativo di Altamura, portato con l’inganno in campagna e ucciso su ordine del boss Michele D’Abramo, capo del clan altamurano D’Abramo-Sforza. Il suo cadavere è stato nascosto e mai rinvenuto e nel 2022 D’Abramo è stato condannato all’ergastolo dalla corte d’Assise di Bari perché ritenuto il mandante del delitto. A maggio, la pm della Dda di Bari Grazia Errede chiese la condanna all’ergastolo anche per Cifarelli e Oreste, arrestati a maggio del 2022 per quell'omicidio ma già in carcere per altra causa. Domani è prevista un’ultima udienza con la discussione delle difese, al termine potrebbe arrivare la sentenza. Popolizio, secondo gli inquirenti, fu assassinato perché ritenuto in procinto di uccidere Michele D’Abramo per conto del boss rivale Mario Dambrosio. Sia Dambrosio che D’Abramo, a loro volta, sono coinvolti nell’omicidio di Biagio Genco: il primo come organizzatore del delitto insieme al fratello Bartolomeo (ucciso nel 2010), il secondo per aver fornito «supporto logistico» all’occultamento del cadavere, poi eseguito dallo stesso Cifarelli e da Domenico Sforza.