Sanità

L'oncologico di Bari sperimenta una nuova cura per il mieloma multiplo

Secondo tumore del sangue in Italia dopo il linfoma non-Hodgkin

BARI - C'è una nuova speranza nella lotta al mieloma multiplo, il secondo tumore del sangue in Italia dopo il linfoma non-Hodgkin. La cura per questo tumore, balzato alle cronache per aver colpito il compositore e pianista Giovanni Allevi, è stata sperimentata negli ultimi tre anni grazie a uno studio internazionale al quale ha partecipato anche il reparto di Ematologia e Terapia Cellulare dell’Irccs «Istituto Tumori Giovanni Paolo II» di Bari diretta al dottor Attilio Guarini. Si tratta di un farmaco «coniugato», cioè composto da un anticorpo monoclonale e un chemioterapico, che si conferma efficace sul lungo periodo in pazienti refrattari, che non rispondono cioè ai trattamenti standard di prima, seconda e terza linea. Si chiama belantamab mafodotin e agisce sinergicamente: l’anticorpo (belantamab) riconosce e raggiunge in maniera selettiva le cellule malate, dove poi agisce il chemioterapico (mafodotin), non interferendo con le cellule sane.

I risultati della ricerca sono stati presentati al 64° congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH), a New Orleans. «Il Belantamab - spiega il dr. Guarini - è indicato nei pazienti con la forma più avanzata di mieloma multiplo, cioè ricaduto/refrattario fortemente pretrattati e già esposti alle tre principali classi di farmaci attualmente in uso. Nel nostro centro utilizziamo da circa 2 anni questa cura su 8 pazienti con mieloma multiplo, con ottimi risultati che ci aiutano ad una gestione migliore. Cura che ha dimostrato non solo negli studi clinici, ma nella 'real lifè di controllare malattia, migliorando la qualità della vita e di aumentare la sopravvivenza in pazienti già sottoposti a molti trattamenti e per i quali fino a poco tempo fa non esistevano ad altre possibilità terapeutiche»

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