Diritti
Bari, cingalese espulso dopo 27 anni. Il Tar sentenzia: «Può restare qui»
Accolto il ricorso dell'uomo che si era visto negare il rinnovo del permesso di soggiorno. «La sua lunga permanenza qui è indice di integrazione nella collettività»
BARI - È in Italia da 27 anni. Era un ragazzino quando, senza i genitori, arrivò nel nostro Paese dal lontano Sri Lanka e quasi subito trovò accoglienza in una famiglia di Polignano a Mare. Con loro è cresciuto e vissuto fino a quando ha deciso di avviare una propria attività. Un anno fa gli è stato notificato un provvedimento con il quale (sette anni prima, a settembre 2015, ma ha ricevuto il decreto solo a luglio 2022) la Questura di Bari ha respinto la sua richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno. Il provvedimento è stato impugnato dinanzi al Tar che ha dato ragione al cittadino straniero, ormai ultraquarantenne, accogliendo il ricorso e annullando il decreto della Questura. I giudici hanno ritenuto, tra le altre cose, che «non si possa ignorare la lunghissima durata del suo soggiorno nel territorio nazionale, indice di significativa inclusione del predetto nella collettività del luogo di residenza».
LA STORIA - Nel ricorso è raccontata parte della storia dell’uomo, arrivato in Italia nel 1996, all’epoca minore in stato di abbandono. È stato accolto - ha spiegato lui stesso ai giudici - da una famiglia di Polignano a Mare e in seguito è stato affidato alla stessa famiglia dal Tribunale per i minorenni a settembre 1999. Ha ricordato di aver vissuto ininterrottamente per 26 anni a Polignano e di essere «ben inserito nel contesto sociale, conosciuto e ben voluto dai concittadini, risiedendo continuativamente presso la stessa famiglia».
Prima aveva lavorato come dipendente della famiglia e dal 2012 aveva avviato un’attività commerciale di vendita al dettaglio di bigiotteria e articoli vari. Da diversi anni, poi, avrebbe iniziato ad accudire la donna che negli anni Novanta lo aveva accolto ragazzino, «che considera come una mamma» si legge negli atti, «la quale, avendone la possibilità economica, si è sempre occupata di lui sin da quando era minorenne, facendo fronte a tutte le sue esigenze come fosse un figlio, come risulta - scrivono i giudici nella sentenza - da dichiarazione della donna».
IL NO DELLA QUESTURA - A luglio 2022 gli è stato notificato dall’Ufficio Immigrazione di Bari il decreto contenente «l’intimazione a lasciare il territorio nazionale pena l’applicazione nei suoi confronti di un provvedimento di espulsione, e disponendo, contestualmente, il ritiro della sua carta d’identità». Gli era stata cioè rigettata la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno, presentata il 14 febbraio 2015, perché oltre i termini previsti dalla legge. Non solo. Nel rigetto si evidenziava che la sua attività commerciale era cessata dal 2014 e da allora non aveva più svolto un regolare lavoro, né aveva dimostrato di avere la disponibilità di un sufficiente reddito o di altra fonte di guadagno lecita per assicurarsi un sostentamento dignitoso in Italia.
LA DECISIONE DEL TAR - Aver presentato l’istanza in ritardo non è - secondo i giudici - un motivo sufficiente per negare il rinnovo del permesso di soggiorno. Inoltre, per quanto riguarda la questione del reddito, il Tar evidenzia il «consolidato inserimento del nucleo familiare che lo ha accolto fin dal momento del suo ingresso nel territorio dello Stato» e anche le dichiarazioni della famiglia, che ha spiegato «di avere sempre provveduto alle esigenze del ragazzo, che considera come un figlio, ricevendone oggi continua assistenza». Secondo il Tar, quindi, «la possibilità, per il cittadino extracomunitario presente da lungo tempo nel territorio dello Stato, temporaneamente privo di attività lavorativa, di far leva sulle documentate risorse economiche del nucleo familiare che lo ospita rappresenta elemento capace di scongiurare il rischio che lo stesso ceda a spinte antigiuridiche per la sua sopravvivenza».