I dati
Guerra ai furbetti dello scontrino: Nel Barese il 40% non lo rilascia
Operazione della Finanza in più città. Insorgono i commercianti
BARI - Guerra ai furbetti dello scontrino tra la condanna per chi commette irregolarità, la difesa di chi lavora correttamente, danneggiato dalla concorrenza sleale, ma anche la preoccupazione di dare una cattiva immagine all'intera categoria.
Reagiscono duramente le associazioni dei commercianti ai dati della Guardia di Finanza che, nell’ambito di una più ampia attività di lotta all'evasione fiscale e di salvaguardia del comparto economico-finanziario, hanno passato al setaccio locali ed esercizi pubblici, attività commerciali o di prestazioni di servizi (ad esempio, bar e caffè, ristoranti, empori di articoli casalinghi, ambulanti nei mercati settimanali, panetterie e rosticcerie, parrucchieri) per verificare la regolare emissione di scontrini o ricevute fiscali.
Nel Barese il 40% delle attività commerciali è risultato irregolare nelle emissioni di scontrini e fatture. Le violazioni avrebbero poi avuto dei picchi, sia a Bari sia nei comuni del sud est Barese, durante i fine settimana.
Il bilancio di questa attività anti-frode è stato reso noto proprio dai Finanziari di Bari e di tutti i reparti territoriali della provincia che hanno operato anche sulla base delle segnalazioni dei cittadini arrivate al numero 117 della Guardia di finanza, considerate «segno di accresciuto senso civico e di fiducia nell’Istituzione» .
La memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi oltre che il rilascio della ricevuta e dello scontrino, ricordiamo, costituiscono gli adempimenti per la certificazione dei corrispettivi.
Nei casi di omessa memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi ovvero di mancata emissione dello scontrino o della ricevuta, sono previste delle sanzioni amministrative a carico dell’esercente. In particolare, chi si rende responsabile di questa forma di evasione è soggetto ad una sanzione pecuniaria e alla sospensione della licenza o dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività - per un periodo da tre giorni ad un mese - qualora siano stati violati gli obblighi di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi ovvero di emissione della ricevuta fiscale o scontrino per quattro volte in un quinquennio.
Dai controlli della Finanza escono male soprattutto i commercianti «regolari» che considerano una esagerazione il dato del 40% relativo ai furbetti dello scontrino.
«Ben vengano i controlli della Guardia di finanza ma prima di gettare pietre contro una intera categoria bisognerebbe analizzare quel dato del 40% per capire meglio se questo cattivo fenomeno riguardi più i pubblici esercizi o le attività commerciali». A parlare è Giuseppe Chiarelli, direttore di Confcommercio Puglia che, pur condividendo l’attività di controllo dei finanzieri, non ci sta considerare irregolare il 40% delle attività commerciali della provincia di Bari.
«La percentuale resa nota dalla Guardia di finanza, inoltre, - aggiunge Chiarelli - si riferisce a un numero ignoto di ispezioni compiute dagli stessi finanzieri. Come Confcommercio, per esempio, solo nel Barese abbiamo circa 12mila associati (oltre 230mila in tutta la Puglia). Non si può, dunque, generalizzare su un campione e considerare quel dato universale».
Dello stesso avviso è anche il presidente di Confesercenti Puglia, Benny Campobasso. «Si criminalizza una categoria di operatori, di aziende e di onesti lavoratori - dice -. Se fossero resi noti i dati, si capirebbe meglio quali sono le falle».
«Certo, da quello che mi risulta, è che c’è stato un incremento notevole dell’uso della moneta elettronica e, dunque, è sempre più raro vedere oggi un commerciante che non faccia uno scontrino o una ricevuta»
La Confesercenti che stima come nel 2025 la moneta elettronica supererà il contante, da tempo sostiene un maggiore utilizzo della moneta elettronica per azzerare i rischi derivanti dalla gestione del contante, «ma la strada da percorrere non è quella dell’imposizione, ma della riduzione delle commissioni applicate per l’accettazione di carte di credito e di debito che dovrebbero essere azzerate per importi fino a 50 euro. Inoltre, è da promuovere la competizione tra carte di credito e di debito e i sistemi di pagamento tecnologicamente più evoluti, next/gen, il cui costo di utilizzo per gli esercenti è già oggi notevolmente inferiore, ma che rimangono ingiustamente esclusi dal provvedimento».