Bari
Caso fratelli Antro, finisce in Cassazione la truffa milionaria alle banche
Ricorso della Procura generale contro la sentenza di prescrizione per i falsi lavori di manutenzione stradale della Città metropolitana di Bari
BARI - La maxitruffa da 20 milioni sulla manutenzione delle strade sarebbe andata avanti ben oltre il 2015, perché le banche hanno continuato per molti altri anni a chiedere all’ex Provincia di Bari i soldi anticipati e (non) dovuti agli imprenditori Alviero ed Erasmo Antro. È per questo che la Procura generale di Bari ha fatto ricorso per Cassazione nei confronti della sentenza che, a settembre scorso, ha dichiarato prescritti i reati contestati ai fratelli e ha escluso la responsabilità delle loro quattro società (nel frattempo tutte dichiarate fallite).
Il sostituto pg Carmelo Rizzo riporta dunque le lancette indietro a 15 anni fa, quando la Finanza - su denuncia della Provincia - scoprì che i due imprenditori avevano ottenuto anticipazioni bancarie sulla base di lavori di manutenzione mai fatti ma regolarmente fatturati. Per questa vicenda, che poi innescò un’altra indagine sui presunti appalti truccati della Provincia (nel frattempo chiusa con un nulla di fatto) gli Antro nel marzo 2012 finirono ai domiciliari. Nel 2018 vennero assolti dall’accusa di truffa aggravata ai danni dell’ex Provincia, ma condannati a 5 anni e 2 mesi per altri reati nel frattempo prescritti.
Anche gli imprenditori hanno presentato ricorso contro le statuizioni civili che li obbligano a risarcire le banche (per la truffa) e la Città Metropolitana (per la falsificazione dei certificati di pagamento), oltre che due parti civili private. Una partita da molti milioni di euro.
La Corte d’appello ha parlato in motivazione di «spregiudicate condotte degli imputati», ma ha allo stesso tempo ritenuto che quella messa in piedi dagli Antro fosse una truffa contrattuale nei confronti delle banche, che si è prescritta quando sono trascorsi sette anni e mezzo dalla data in cui sono stati incassati i pagamenti. La Procura generale, invece, insiste nel ritenere permanenti gli effetti della truffa, visto che le banche hanno considerato la Città metropolitana loro debitrice «fino ad oltre la conclusione del processo di primo grado», in virtù dei soldi che le stesse hanno anticipato agli Antro.
I fratelli Antro hanno nel frattempo avviato una procedura di liquidazione del patrimonio (non ancora definitivmaente conclusa) per liberarsi dei debiti valutati 32 milioni. E nei Tribunali civili sta andando avanti una battaglia per salvare il patrimonio immobiliare, in buona parte già aggredito dalle banche.
Restano i beni che Alviero aveva dichiarato di aver intestato alla moglie per sfuggire ai creditori e in particolare aun decreto ingiuntivo da 11 milioni. Il Tribunale di Bari nel 2021 ha infatti restituito ad Alviero la Follow Me, società che ha in pancia un uliveto di 6 ettari dedicato in parte a parcheggio di una discoteca di Rosa Marina, che Antro e la moglie avevano comprato nel 2011 da due imprenditori lombardi.
Nei giorni scorsi il giudice barese Antonio Ruffino ha rigettato l’opposizione della Follow Me al precetto da 600mila euro dell’imprenditore lombardo, che non aveva mai visto un cetesimo. E la Corte d’appello barese (presidente relatore Antonello Vitale) ha respinto anche l’appello dell’ex moglie Valentina Pizzi contro il trasferimento delle quote della società: secondo la donna,quei suoli avrebbero fatto parte degli accordi di separazione intercorsi tra i due.
I parcheggi della discoteca nel frattempo erano però finiti all’asta, sempre per via del debito mai pagato agli originali proprietari. A metà aprile il Tribunale di Brindisi ha respinto l’opposizione di Alviero nella procedura esecutiva immobiliare in cui era intervenuta anche Amco (per conto delle banche). La vendita non è mai stata omologata. Ed è dunque probabile che, a questo punto, i terreni (dopo 15 anni) tornino ai proprietari originari.