Il simbolo

La Croce di Cutro approda nella Diocesi di Molfetta

Matteo Diamante

Croce fatta realizzare da don Francesco Loprete, sacerdote dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, all’indomani del naufragio del barcone avvenuto lo scorso 26 febbraio a poche centinaia di metri dalla riva della spiaggia di Steccato di Cutro in Calabria

MOLFETTA - Giungerà a Molfetta soltanto venerdì in occasione della Via Crucis Diocesana, ma già da domenica scorsa sta facendo tappa in più luoghi della Diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo. Croce fatta realizzare da don Francesco Loprete, sacerdote dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, all’indomani del naufragio del barcone avvenuto lo scorso 26 febbraio a poche centinaia di metri dalla riva della spiaggia di Steccato di Cutro, nel Crotonese, in cui hanno perso la vita 89 migranti, di cui 35 minori e, tra questi, 26 bambini compresi nella fascia d’età tra pochi mesi e 12 anni, oltre ad altri migranti ancora dispersi.

La Croce presenta un pezzo di legno in diagonale che vuole ricordare una delle due braccia di Gesù; l’altro braccio non c’è volutamente, perché è simbolicamente teso verso l’umanità in segno di soccorso e di speranza, come il principale gesto dei soccorritori durante un naufragio. L’iniziativa è promossa dall’Equipaggio di Terra di RESQ (costituitosi nei mesi scorsi tra volontari delle città di Molfetta e Giovinazzo) in collaborazione con il SER Molfetta e la CDAL (Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali). Tre i molfettesi che domenica scorsa si sono recati in missione a Crotone per prendere in consegna la “Croce di Cutro” per portarla in Puglia, nella Diocesi di Molfetta. Si tratta Giuseppe de Robertis del Sermolfetta, Gabriele Vilardi di ResQ Puglia arca di pace e di Graziano Salvemini di Azione Cattolica. «Quando, recatomi sul posto della tragedia, ho visto il barcone che andava sempre più spappolandosi, ho pensato che il mare avrebbe presto spazzato il ricordo. Bisognava salvare qualcosa per preservare il ricordo e perché la strage non si ripeta – ha spiegato don Francesco Loprete - Nella quaresima meditiamo sulla Passione di Gesù. La croce che ho realizzato vuole ricordare il legno crudo su cui è stato posto un innocente, e anche qui si tratta del legno di un barcone di innocenti che pagano per un crimine che non hanno commesso».

La “Croce di Cutro” rimarrà in Diocesi sino 23 aprile, dunque ben oltre le celebrazioni pasquali. Come sottolineato dalla Diocesi di Molfetta, lo scopo era quello di avere in diocesi la Croce per la Settimana Santa e fino al trentennale del dies natalis di don Tonino Bello «così da poter essere – si legga in un comunicato diffuso - un segno di straordinaria potenza comunicativa sia per chi crede nel Crocifisso, sia per la componente laica della società civile che avrà da mettersi dinanzi a questo simbolo per riflettere su quanto sta accadendo al nostro mondo».

Privacy Policy Cookie Policy