Scatta il codice rosso

Bari, aggredisce la madre per comprare la droga: arrestato 31enne

Luca Natile

Abusi in famiglia: «Ho bisogno di denaro dammelo o ti prendo a calci»

BARI - Genitori bullizzati. Questa volta il «codice rosso» (la legge contro la violenza di genere) è scattato per proteggere la madre, vittima di abusi e vessazioni da parte del figlio trentunenne. Il ragazzo aveva iniziato a bullizzarla quando aveva 20 anni.

«Semplicemente non sapevo cosa fare» ha raccontato lei agli agenti delle Volanti intervenuti per porre fine all’aggressione, l’ennesima. «Se qualcun altro mi avesse colpito, avrei chiamato subito la Polizia. Ma questo è mio figlio! Non volevo che fosse arrestato, ma volevo che l'abuso si fermasse. Ho cercato di capire, di farmene una ragione. Mi chiede sempre soldi. So bene che gli servivano per la droga. All’inizio glieli ho dati. Mi sentivo in trappola. Alla fine non ce l’ho fatta più».

L’altra sera, l’uomo con problemi di dipendenza dalla droga si è rifatto vivo. Era sparito per qualche giorno, come faceva spesso, senza mai avvisare o dare spiegazioni. Ha chiesto altro denaro. Il vociare concitato che usciva da quell’appartamento nel cuore di Madonnella, si è trasformato presto in un sovrapporsi di imprecazioni, lamenti e urla che hanno spaventato i vicini.

Qualcuno ha fatto il 113. Questa volta la donna, sconvolta e dolorante agli agenti della Squadra Volante della Questura a ammesso di essere stata picchiata e che non era la prima volta. I precedenti del trentunenne, denunciato in passato per maltrattamenti in famiglia, hanno confermato il racconto di questa donna straziata dal dolore. «Tutta colpa della droga. Mi dice “ho bisogno di soldi, dammeli o ti prendo a calci” e poi le botte» ha ripetuto ai poliziotti mentre portavano via il figlio per l’arresto.

A quanto pare era cominciato tutto con gli abusi verbali, poi il giovane era passato all’intimidazione, infine all’aggressione fisica.

La madre era diventata il suo bersaglio e lei viveva ogni giorno la paura di quello che lui avrebbe potuto fare la volta successiva. Capitava che esplodesse per la rabbia oppure alzava le mani rimanendo apparentemente tranquillo. Era il suo modo di terrorizzare chi gli stava accanto.
L'abuso sui genitori può lasciare un adulto in una condizione di imbarazzo, di vergogna, di rabbia e di terrore. Queste emozioni vengono definite «paralisi genitoriale»: sentimenti tanto intensi da superare la logica e la ragione. Sentimenti che lasciano intrappolati nell'incertezza su quale direzione prendere.

Drammi quotidiani si consumano nel silenzio e nell’omertà dei genitori, tra le pareti domestiche e sempre più spesso nelle famiglie adulte, le vittime non sono i figli «difficili», con problemi di droga, di inserimento sociale, di disagio psichico che ma i loro anziani genitori.
Il parental abuse, o violenza filio-parentale è un fenomeno sottostimato. Sono molti gli adolescenti, i ragazzi, gli adulti che minacciano, aggrediscono e cercano di imporre il proprio potere e controllo nella relazione con il padre e con la madre.
Si tratta di un fenomeno emergente che la letteratura scientifica e l’opinione pubblica faticano ancora a mettere a fuoco; in genere emerge tra i dodici e i quattordici anni, con un picco di tra i quindici e i diciassette e uno stabile declino dopo l’ingresso nella maggiore età.

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