L'appuntamento
Donne, Pace, Sicurezza e Infowar: torna a Bari il Forum delle Giornaliste del Mediterraneo
La rassegna, nata nel 2016, si svolgerà dal 21 al 25 novembre
Si svolgerà a Bari dal 21 al 25 novembre la settima edizione del Forum delle Giornaliste del Mediterraneo che dal 2016 è diventato appuntamento fisso a ridosso del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Imponente la programmazione: tre tavole rotonde, 60 ore di formazione, 9 giornate, 80 peace builders, giornaliste, attiviste, accademiche provenienti dai paesi euromediterranei e da Afghanistan, Iran, Russia, Ucraina, Sahel, Birmania, Tigray, Colombia. Doppio il filo conduttore: “Donne, Pace, Sicurezza” e “Infowar”. Invariata la mission del Forum: “Creare ponti e abbattere muri, promuovendo una riflessione sul lavoro delle giornaliste investigative, come presidio di Democrazia e di pace”.
In questa edizione, la riflessione si concentrerà sui “Corpi, ecosistemi, comunità: smembrati dai conflitti, ricuciti dalle donne”, accendendo un faro sulle pratiche di costruzione di pace messe in atto dalle donne, sui territori devastati dalle guerre. L'Università di Bari (con il Dipartimento Formazione, Psicologia, comunicazione, Master in Giornalismo e Balab, Centro per l’innovazione e la creatività), che fin dalla prima edizione ha condiviso la spinta valoriale del progetto, ospita la seconda sessione, inserendola nel percorso formativo del dottorato di ricerca in “Scienze delle relazioni umane” e riconoscendo i crediti universitari per gli studenti. Il Forum è finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano e, per la sezione di Bari, dal Corecom Puglia, ed è organizzato da Fondazione Pangea e dall’Associazione Giornaliste del Mediterraneo, in collaborazione con il Corecom Puglia, l’Università di Bari, la cooperativa di giornalisti IdeaDinamica, Giulia Giornaliste. Gli incontri saranno trasmessi on-line sulle pagine Facebook del Forum delle giornaliste del Mediterraneo, Fondazione Pangea onlus, Master in Giornalismo dell’Università di Bari, Giulia giornaliste, Idea Dinamica scarl.
Oltre ai crediti riservati anche ai giornalisti, il Forum quest’anno entra anche nel “Google news Lab”, il progetto di Google destinato ai giornalisti, per l’utilizzo di tools dedicati al giornalismo investigativo.
TRE POSITION PAPERS
Questo imponente lavoro di networking, e tutto quanto emerso negli eventi di sensibilizzazione e formazione, saranno la base per sviluppare tre position paper sull’Agenda DPS-WPS rispetto alle tematiche proposte dal Forum Donne Pace e Sicurezza, ossia i conflitti ideologici, sociali, politici, religiosi, ambientali in tre aree di crisi: Afghanistan, Ucraina, Sahel. I position paper saranno poi divulgati e pubblicati sul sito del progetto e dei partner. Nella prima sessione del Forum, tenutasi a Roma dal 9 al 12 Novembre scorso, attiviste, peace builders, giornaliste, provenienti da Afghanista, Ucraina e Sahel hanno elaborato tre documenti sui quali ci si confronterà a Bari.
«Quest'anno il Forum si inserisce in un contesto politico internazionale sempre più dilaniato dalle guerre. La guerra è, come sempre, lo strumento per la ridefinizione dei poteri. Per questo, quando parlano le armi, le donne vengono spesso cancellate e ridotte a una condizione di subalternità e di sole vittime. È fondamentale invece riconoscere il loro ruolo nei processi di pace, nella ricostruzione del tessuto sociale e umano e nella risoluzione dei conflitti. Un ruolo spesso taciuto o trascurato, perché le guerre storicamente vengono raccontate al maschile. Con questa iniziativa mettiamo insieme donne che lavorano per la pace, ricercatrici, operatrici umanitarie, accademiche, giornaliste e attiviste per i diritti umani, provenienti da luoghi dilaniati dai conflitti come l’Afghanistan, l’Ucraina o il Sahel. Vogliamo rivendicare il ruolo attivo e centrale delle donne nei processi di pace e ribadire che l’agenda legata alla risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza e quelle seguenti su Donne, Pace e Sicurezza, le riconoscono non solo come vittime ma anche come costruttrici di pace dei processi politici.
È fondamentale cogliere questo aspetto quando si parla di conflitti perché sebbene cambino gli attori e i paesi, non cambia la sostanza: in Ucraina come in Afghanistan o nel Sahel sulle donne ricade il costo economico e sociale delle guerre. Sui loro corpi, emozioni, intelligenza. Le guerre le rendono povere e invisibili, perché rendono invisibile qualsiasi altro attore a parte i governi, gli eserciti e gli uomini. Per questo è necessario far parlare le donne di tutto il mondo, perché il loro contributo è fondamentale per la difesa dei diritti umani e per scardinare quelle disuguaglianze di genere che la guerra vuole rafforzare. Le donne che abbiamo invitato rivendicano un ruolo attivo nei processi di pace, di mediazione e di risoluzione dei conflitti. Diciamo insieme basta alle guerre è tempo di cominciare un’altra storia. La Pace si costruisce con la Pace», Simona Lanzoni, vice presidente di Fondazione pangea Onlus.
«Assistiamo ad una informazione di guerra spesso “pornografica”: il soffermarsi compiaciuto sui dettagli, il non rispetto della privacy delle vittime, la negazione delle voci di chi si oppone alla guerra, di chi dissente, e di chi ricostruisce. Con il Forum di quest’anno puntiamo l’attenzione sull’azione di costruzione di pace attuata dalle donne, che tessono relazioni e mettono in pratica la pace non intesa come tregua, ma come azione di prevenzione e di contrasto preventivo alla guerra. Per questo anche quest’anno il Forum si impegna a dare voce alle giornaliste che ogni giorno, raccontando e approfondendo i fatti, anche mettendo a rischio la propria vita, diventano human rights defenders, difensore dei diritti umani.
In un momento in cui la libertà di stampa e d’espressione, nel nostro Paese, è nel mirino, continueremo ad amplificare la voce delle donne, tessendo una rete sempre più ampia e fitta tra giornaliste, attiviste, accademiche, esperte di gender studies, cooperanti, volgendo il nostro sguardo verso le donne che provengono da realtà critiche. La nostra bussola sarà la dichiarazione dei diritti delle donne scaturita dalla conferenza mondiale delle donne a Pechino e dalla Risoluzione 1325 dell’ONU e il profondo convincimento che la libertà di stampa e di espressione, insieme alla conoscenza, sono diritti umani inviolabili», Marilù Mastrogiovanni, giornalista, fondatrice Forum of Mediterranean women Journalists.