Il fenomeno

Bari, la coppia scoppia ma non si divide: «Incide la crisi economica»

G. Flavio Campanella

Dal 1° marzo scorso al 31 ottobre, 920 separazioni (637 consensuali e 283 giudiziali) e 722 divorzi (277 contenziosi e 445 congiunti)

BARI - Nemmeno nell’anno del Covid, col blocco delle attività anche giudiziarie, c’era stata una riduzione così netta. Ma tant’è: la progressione delle ristrettezze economiche, che gli effetti della guerra hanno accentuato, devono aver indotto le coppie baresi in crisi a pensarci due volte prima di separarsi e (successivamente) divorziare.

DATI Secondo i dati estrapolati dal Sicid (Sistema informatico contenzioso civile distrettuale) e forniti dall’avvocato Lydia Ardito, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani di Puglia (sezione distrettuale di Bari), le iscrizioni a ruolo delle separazioni presso il Tribunale Civile di Bari, a partire dal 1° marzo scorso e fino al 31 ottobre sono state 920 (637 consensuali e 283 giudiziali), in calo, considerando il medesimo periodo, non soltanto rispetto al 2021 (1.011, di cui, 777 consensuali e 234 giudiziali), ma anche in confronto al 2020, anno del lockdown, quando a incidere ci fu il rallentamento del sistema giudiziario (931, 732 consensuali e 199 giudiziali) e pure rispetto al 2019 (1.027, 808 consensuali e 219 giudiziali). Anche riguardo ai divorzi c’è un andamento sostanzialmente analogo: quest’anno ce ne sono stati 722 (277 contenziosi e 445 congiunti, che possono essere iniziati dopo un anno nel caso di separazione giudiziale o sei mesi nel caso di separazione consensuale), non molti di più dei 632 di due anni fa (200 contenziosi e 432 congiunti) e meno sia del 2021 (762, 222 contenziosi e 540 congiunti) sia del 2019 (785, 259, congiunti 526). «Facendo un’analisi complessiva dei dati forniti - afferma l’avvocato Ardito - fermo restando il brusco calo nella prima fase della pandemia, durante la quale si faceva fatica non solo ad affrontare le differenti modalità processuali emanate a tutela della salute pubblica, ma anche ad avere contatti con i clienti, sono sicuramente gli aspetti economici a incidere nell’attuale minor numero di iscrizioni a ruolo dei giudizi di separazione e divorzio. Ciò è avvenuto sia due anni fa sia, dopo una ripresa successiva, negli ultimi mesi. Ritengo, inoltre, che l’effetto guerra, sia da un punto di vista psicologico sia economico, un po’ come è avvenuto dopo il trauma dell’emergenza sanitaria che ha compromesso le dinamiche familiari, abbia ulteriormente influito negativamente sulle relazioni all’interno della famiglia già provata da un lungo periodo caratterizzato da limitazioni di ogni sorta».

INCOMPATIBILITA' Le famiglie lo sanno. Quando ci si ritrova a fare i conti con il bilancio familiare, le occasioni di litigio si moltiplicano. Saldare bollette salatissime, sborsare parecchio di più per gli alimenti, ritrovarsi aumenti sulla maggior parte dei prodotti crea attriti su quanto e come si spende, soprattutto quando il potere d’acquisto si indebolisce. D’altro canto, però, è proprio la minore disponibilità economica a ostacolare la conclusione di rapporti magari deteriorati da tempo. «Per fare un esempio, riporto - aggiunge Ardito - la testimonianza specifica che riguarda un mio cliente che insisteva sulla necessità di risparmiare sulle spese domestiche e, in particolare, chiedeva con regolarità di spegnere le luci in casa. Questo non era condiviso e ciò ha esasperato il rapporto di coppia determinandone la rottura. Un giorno è tornato a casa e non ha trovato più nessuno. Ha avuto un attimo di sbandamento. Si è chiesto se avesse esagerato. Ma è evidente si sia trattato della classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quando c’è un contesto favorevole si ha maggiore predisposizione all’adattamento che limita le ripercussioni negative all’interno della famiglia. Se si è sereni, se si ha l’opportunità di svagarsi - cosa che, oggi per la guerra e prima per la pandemia, non sempre e non per tutti, è possibile fare - le conflittualità diminuiscono e si riesce con maggiore facilità ad ascoltare le necessità dell’altro. A volte può bastare anche l’impossibilità ad andare dal parrucchiere o a giocare a calcetto a determinare una incomprensione all’interno della coppia. In ogni caso, non c’è dubbio che l’incompatibilità del carattere sia il dato di base. Certamente il contrasto fra la difficoltà di reggere il legame ormai lacerato e l’impossibilità di porvi fine per le ristrettezze economiche scatena dinamiche a volte incontrollabili che rendono il quadro esplosivo. La violenza in famiglia, compresi i casi più eclatanti di femminicidio, è dunque l’altra faccia della medaglia».

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