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Bari, scatta la protesta: «Rischio chiusura concreto per questo torniamo in piazza»

Rita Schena

Ristoratori e commercianti sul piede di guerra: il caro bollette ci sta uccidendo

BARI - «Io li capisco i miei colleghi piccoli imprenditori. Si sentono impotenti davanti all’inflazione, ai rincari energetici, anche per questo eravamo così pochi per la manifestazione del primo ottobre. Ma voglio lanciare un appello: non è così. Insieme possiamo fare la differenza. Domenica 16 ottobre, dopodomani, scendete in piazza con noi. Sarà un momento di incontro, riflessione, di presa coscienza. Ci sarà un piccolo concerto per cercare di attirare l’attenzione su quanto ci accade, su un sistema che ci ha già messi in ginocchio, ma al quale non dobbiamo arrenderci».
È appassionato Gianni Del Mastro storico ristoratore di Bari Vecchia, tra le anime di quanti stanno organizzando una serie di manifestazioni di piazza, per protestare contro il caro bollette che rischia di azzerare la piccola e media impresa locale. Il prossimo appuntamento è per domenica alle 17,30 in piazza Ferrarese. Il precedente il primo ottobre non riuscì benissimo raccogliendo poche decine di persone.

«È la comunicazione che sta passando che è falsa - spiega con enfasi Del Mastro -. Tutti ripetono che le cause di questa inflazione e dei rincari energetici sono la guerra, fattori che noi singoli non possiamo governare. Non è così. Non è vero. Le bollette hanno iniziato a crescere ben prima della guerra, alimentando la spinta inflattiva. Si tratta solo di speculazioni internazionali e noi cittadini, noi imprenditori, abbiamo il dovere di combattere. Per noi stessi, per il nostro futuro».

La piccola impresa è l’ossatura stessa della nostra economia. Dal negozio di vicinato, all’industria che impiega 10-12 dipendenti, è la rete produttiva che regge Bari, la Puglia e l'Italia. Oltre il 95% delle aziende che creano lavoro e ricchezza. «E invece sta passando una sorta di messaggio per cui tutte queste piccole realtà forse è bene se muoiano, una sorta di darwinismo sociale che punta a salvare solo i più forti, quelli che potranno reggere - ipotizza con sdegno Del Mastro -. Una idea che è più di una semplice ipotesi. E la controprova è che la politica a tutti i livelli non fa nulla per fermare questa emorragia di chiusure, questa crescita indiscriminata dei costi. L’altro giorno una dichiarazione di Decaro mi ha fatto accapponare la pelle. Ha detto che contro le bollette lui come sindaco non può farci nulla. Come non può far nulla?! Può far sentire la sua voce. Può pretendere risposte! Queste bollette sono il risultato di speculazioni che stanno arricchendo i pochissimi che controllano le società energetiche, aziende che come l’Eni devono essere statalizzate».

Gianni del Mastro è un fiume in piena. «La politica che fa? O alza le spalle, o pensa alle poltrone? Mentre Francia e Germania nazionalizzano le aziende energetiche in 10 giorni, in Italia si perde tempo e si pensa di dare il ministero dell'energia ad un ex amministratore Eni... mi viene la pelle d’oca al solo pensiero. Il tutto nel silenzio della piazza». Una piazza che infatti solo due settimane fa non ha fatto molto rumore. «Stiamo lavorando a piccoli passi. In due settimane sono cambiate tante cose, sono arrivate altre bollette, alcuni commercianti hanno dovuto prendere la decisione se continuare, o chiudere la saracinesca. Ma un’amministrazione locale pensa il prossimo anno di bissare il successo turistico di questi mesi, se noi piccoli imprenditori non ci saremo più? Se venendo a Bari il turista non troverà più il locale tipico dove si mangiano le orecchiette o il produttore da dove comprare l’olio? O mi si viene a dire che l’enogastronomia e il manifatturiero non sono parte del successo di pubblico che abbiamo registrato?».

Il rischio è molto concreto. Si rischia di trovare le macerie già tra qualche mese. «Il Paese sta crollando. Noi puntiamo con le nostre manifestazioni a far crescere la sensibilità, il consenso che possa portare ad una piazza forte - conferma Del Mastro -. Non ci sono alternative. O meglio una c'è. Di arrendersi. E allora solo uno sarà il vincitore: la malavita. Al momento è l'unica economia con denaro contante e fresco. Compreranno tutto per un tozzo di pane e trasformeranno la città, allungando le loro tenaglie. Qualche avvisaglia già si coglie, o la politica è cieca anche su queste dinamiche?».

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