Il caro vita
Bari, la crisi morde famiglie e mercati: prezzi alle stelle e carrelli vuoti
Niente fagiolini, che non si trovano per meno di 6 euro al chilo, ma non va meglio per i cavoli baresi venduti a 3 euro
BARI - Le buste sempre più vuote e più leggere. Tra clienti, a dir la verità pochi, che si aggirano svogliatamente tra corridoi e box. Ora contando le ultime monete in tasca, ora cercando un’inutile contrattazione sui prezzi. In alcuni casi impossibile se per un chilo di fagiolini servono 6 euro e se per un chilo di sua maestà barese, la cozza, si spende il doppio rispetto a qualche settimana fa, passando da 2 a ben 4 euro.
Benvenuti nel carovita del Libertà e del suo mercato rionale dell’ex Manifattura Tabacchi. Quello che da sempre viene considerato l’appuntamento più economico per fare la spesa e riempire il frigorifero sta diventando una giungla di prezzi. Quasi tutto al rialzo, con l’impossibilità di risparmiare in un quartiere molto popolare.
La spesa sul campo inizia proprio dalla verdura e dagli ortaggi. «Se mi trovi una bancarella con fagiolini al di sotto dei 6 euro, torna da me con una foto e ti regalo un chilo. Sono questi purtroppo i prezzi all’ingrosso» ci dice una giovane venditrice quando le facciamo notare il prezzo un po’ esagerato per il tenerissimo baccello verde, che in un mercato di Bergamo chiamerebbero “cornetti” (e non osiamo nemmeno immaginarne il prezzo lombardo).
D’accordo niente fagiolini per pranzo, ma non va meglio per i cavoli baresi che non scendono al di sotto dei 3 euro. Sulla stessa linea peperoni e zucchine, anche se su qualche bancarella spunta un raggio di luce: 1,50 al chilo. «Giovanotto compratela, ci fate una bella parmigiana» dice la venditrice, una che sembra appena uscita da una pellicola di Fellini. Ma a dir la verità la freschezza del prodotto non ci convince.
Prezzi al rialzo anche per le patate e soprattutto per l’oro rosso dei pomodori: per la varietà barese 1,50 euro al chilo, mentre per il ciliegino si può arrivare a spendere fino a 3 euro. E la merce se ne sta lì sulla bancarella tra clienti che spesso fanno fatica a credere ai propri occhi.
Intorno alle ore 12, di un giovedì di solito molto gettonato per la spesa, l’istantanea più chiara la regala la zona dei prodotti ittici. Restano tutti lì sui banconi tra venditori e pescatori che si sgolano a ripetere i prezzi di fine giornata: merluzzi a 15 euro, salmone a 13, orate a 10, spigole a 8 e i più "economici" cefali a 7.
«Qui non stiamo più lavorando e ci stanno marciando sul caro benzina ed energia», dice rassegnato un ragazzo mentre bagna inutilmente le ultime cozze di Taranto. Più economici invece i prezzi sulla frutta: messo da parte il limone (viaggia sui due euro), pesche e prugne si possono trovare anche a 75 centesimi al chilo; banane a 1,29 e due chili d’uva (gialla o nera) nell’offerta di giornata di 1 euro e 50 centesimi. E poi ci sono le bancarelle cosiddette «franche», quelle messe un po’ a caso tra corridoi e box e che non espongono i prezzi. Quasi in una sorta di quiz tv alla «Ok, il prezzo è giusto!» con annessa Iva Zanicchi e concorrente che deve indovinare.
Finito il viaggio nel mercato rionale di via Nicolai – in una struttura che cade a pezzi, senza controlli della polizia locale e con intere file di box ormai chiusi da anni – la spesa continua sempre al Libertà in due supermercati di via Brigata Regina, un discount e il punto vendita di una nota catena della grande distribuzione. Anche qui carrelli vuoti, acquisti oculati, clienti che si aggirano con massimo due-tre prodotti sottobraccio e file velocissime alle casse.
«Scusi, ma questo prodotto non era in offerta sul volantino?», chiede un signore mostrando lo scontrino alla cassiera. Evidentemente la risposta è negativa se decide di lasciarlo e di alleggerire ulteriormente la sua busta. E per la cronaca, tornando al caro fagiolini, li abbiamo realmente trovati al di sotto dei 6 euro. A 5 euro e 99 centesimi da un fruttivendolo nei pressi della Manifattura. Magra consolazione e illusione di un centesimo risparmiato.