L'avventura
Da Sondrio a Bitonto, cavalcata di 54 giorni sempre in sella a Iris
Il viaggio di Angelo De Palo originario di Mariotto è giunto al termine: è tornato nella sua terra natia
BARI - Bitonto «C’è sempre una forza che ti attira verso la tua città natale». È il richiamo della terra, alimentato dal ricordo dei suoi sapori e delle sue tradizioni. La bussola più precisa che Angelo De Palo avrebbe potuto utilizzare, ma anche la migliore fonte di energia per riuscire a portare a termine la sua impresa. Il 59enne, originario di Mariotto, frazione di Bitonto, da anni residente in provincia di Sondrio, è infatti tornato a «casa». Ma a cavallo.
In sella alla sua Iris, insieme al suo compagno di viaggio Nicola Giana e il suo Cubito, venerdì sera è giunto in piazza Roma. Ad attenderlo c’erano i suoi genitori, ma anche tutta la comunità che, sui social, ha seguito tappa per tappa il suo cammino, durato ben cinquantaquattro giorni.
La cavalcata, lenta e rispettosa dei tempi della natura, è iniziata infatti il 22 maggio da Busteggia, frazione della città sondriese Piateda. Ma nella mente di Angelo, tutto era scritto ormai da tempo.
«Ho sempre sognato di sellare il mio cavallo, partire dalla Lombardia e raggiungere la Puglia» ha confessato il poliziotto, in pensione da cinque anni.
Il progetto però ha iniziato a prendere forma dal novembre scorso. «Ho confidato il mio desiderio al mio amico Nicola Giana e lui mi ha subito proposto di condividere questo viaggio con lui».
«Sono un viaggiatore - ha spiegato l’architetto valtellinese - e ho fatto trekking, sempre supportato dalla presenza di cavalli, in diverse parti del mondo. Mi mancava però un’esperienza come questa e avevo sete di avventura».
Ben diverse invece le motivazioni del mariottano. Per lui, il viaggio doveva servire a riannodare quello che lui definisce un «cordone ombelicale» che unisce «la terra che mi ha permesso di metter su famiglia e di realizzare la mia vita, con quella dove sono nato e cresciuto», ovvero la Valtellina e la Murgia.
E neanche la scelta di sellare un cavallo è stata casuale. «È una tradizione di famiglia - ha spiegato – anche mio nonno e mio padre ne avevano». «È stata un’esperienza faticosa ma piena di emozioni - hanno raccontato i due cowboy -. Abbiamo percorso circa 30 chilometri al giorno, con qualche momento di pausa sia per noi che per i cavalli. Abbiamo avuto delle difficoltà, in particolare per le condizioni meteo».
La parte più dura della cavalcata di oltre 1500 chilometri è stata nel profondo nord. «Una volta valicata la catena orbica (il Passo di Dordona, 2061 metri sul livello del mare) e scesa la Val Brembana, abbiamo costeggiato il fiume Adda, sino al Po, la sponda di questo fino a Guastalla, in Emilia Romagna. Raggiunto il borgo di Cento, siamo saliti sugli argini del Reno, sino alle porte di Ravenna, da dove abbiamo percorso la litoranea adriatica sul territorio interno».
«Abbiamo attraversato fiumi, torrenti, guadi, vegetazione - hanno continuato - e incontrato tanta gente meravigliosa che ci ha riservato tanto calore. La parte più bella del viaggio è stata percorrere il tratturo Celano-Foggia, uno dei più importanti, che si usava tanto tempo fa per la transumanza del bestiame. Siamo partiti alle porte di Sulmona fino ad arrivare a Lucera». Poi l’ultimo tratto sino a Mariotto. «Non conoscevo la città - ha dichiarato Nicola Giana -, ma sono rimasto sbalordito dall’accoglienza riservataci».
L’arrivo di Angelo e Nicola è stato salutato anche dal sindaco Francesco Paolo Ricci, che insieme alla giunta ha voluto consegnare loro una targa a ricordo dell’impresa e congratularsi per «la determinazione e il coraggio» mostrati da cavalieri e destrieri nell’affrontare il lungo viaggio.