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Bari, bancomat per bitcoin nel mirino: c’è il rischio del riciclaggio

Luca Natile

Altra apertura dopo quella di via Cardassi, stavolta in via Abate Gimma. Si muove la Finanza

BARI - E venne il giorno dei bancomat per criptovalute, subito sotto osservazione da parte della Guardia di Finanza. Volete comprare bitcoin o prelevare euro dal vostro «cripto portafogli»? Ora si può fare pagando o riscuotendo in contanti attraverso uno sportello «bancomat» (Atm bitcoin). A Bari il primo è stato installato nel mese di ottobre del 2020, posizionato inizialmente presso un ufficio di consulenza finanziaria in Via Nizza, successivamente trasferito presso il «Bear Bush Cannabis Light Shop» di via Cardassi. In tempi di pandemia è stato il primo Atm bitcoin in Puglia (Atm è l'abbreviazione di Automated Teller Machine, che significa «macchina sportello automatizzato») nel quale era possibile fare acquisti per un importo minimo di 20 euro fino a un massimo di 1.995 al giorno.

Sono trascorsi circa 18 mesi e un nuovo sportello è stato aperto in via Abate Gimma. Finita l’emergenza sanitaria (anche se il virus continua a circolare), sta arrivando il boom di queste nuove casse continue, con qualche rischio. Ad accelerare le nuove aperture a Bari, come altrove, la definizione del quadro normativo. Nel 2019 il decreto legislativo 125 aveva stabilito che chi offre servizi legati alle valute virtuali deve iscriversi a una sezione speciale del registro dei cambiavalute, tenuto dall’Organismo agenti e mediatori (Oam) che sarà operativa a partire dal prossimo mese di maggio. Tutti i soggetti, già operativi, anche on line, alla data di apertura del Registro, e in possesso dei requisiti di legge, avranno 60 giorni di tempo per comunicare la propria operatività in Italia e continuare a esercitare l’attività nel rispetto della normativa antiriciclaggio italiana.

Esistono però degli evidenti rischi di riciclaggio di denaro sporco. Le attività di questi particolari bancomat sono già finiti infatti nel mirino dell'Unità di Informazione Finanziaria (Uif) della Banca d'Italia e della Guardia di finanza. Ma come funziona materialmente il sistema di pagamento Bitcoin?

Innanzitutto è necessario, per chiunque voglia iniziare a possedere o scambiare Bitcoin, avere un proprio wallet (portafogli) personale, il quale contiene due chiavi, una pubblica, che identifica univocamente il wallet e funge da «indirizzo», e una chiave «privata», che consente al titolare del wallet di disporre della criptovaluta che sullo stesso viene depositata o inviata. Ma come funzionano gli ATM bitcoin? Si versano contanti e la macchina «carica» la somma equivalente in criptovaluta sul wallet, fornendo i documenti anagrafici e il numero dello smartphone.

È possibile fare anche l’operazione inversa, ovvero scaricare bitcoin cambiandoli in contanti. Pur in presenza di tetti giornalieri all’utilizzo, il sistema si presta a favorire forme di piccolo riciclaggio di denaro sporco. Tanto che la Banca d’Italia ha incaricato la Guardia di Finanza di mettere sotto osservazione i bancomat di criptovalute. L’attività dei due sportelli baresi di via Nizza e via Abate Gimma risulta assolutamente regolare.

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