Il caso

Bari, poliziotta morì dopo tre interventi: «Fu colpa medica»

Isabella Maselli

A otto anni dalla tragedia, è stata confermata la condanna di due dottori

BARI - Sono trascorsi 8 anni dalla morte di Angela Valeria Lepore e la giustizia, dopo anni di battaglie dei genitori, conferma quello che in decine di esposti, lettere e memorie la famiglia sostiene da allora: la 27enne di Toritto, agente di Polizia penitenziaria, sarebbe stata vittima di un errore medico.

La Corte di Appello di Lecce, sezione distaccata di Taranto (presidente Antonio Del Coco), ha confermato le condanne a 1 anno e 4 mesi di reclusione inflitte in primo grado nei confronti dei due medici dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, Antonio Di Pinto e Angelo D’Elia, imputati per omicidio colposo. Valeria è morta nel luglio del 2014 dopo 40 ore di agonia e tre interventi chirurgici di rimozione di un calcolo renale, di impianto di un polmone artificiale e di craniectomia, in tre diverse strutture sanitarie di Manduria, Taranto e Bari.

Dopo la denuncia della famiglia, la Procura di Bari aveva subito avviato l’indagine per omicidio colposo iscrivendo inizialmente nel registro degli indagati venti medici del pronto soccorso di Manduria, dove la ragazza si era recata per un malore all'addome, del Santissima Annunziata di Taranto e del Policlinico di Bari dove era stata poi ricoverata e sottoposta alle operazioni per la rimozione di un calcolo renale, poi ad una craniectomia e infine a intervento di impianto di un polmone artificiale. All’esito delle consulenze tecniche, però, la magistratura barese aveva chiesto l'archiviazione per i sette medici baresi e trasmesso le carte per competenza alla Procura di Taranto. La magistratura ionica aveva quindi chiesto il rinvio a giudizio per i due medici che avevano eseguito il primo intervento chirurgico e due diversi archiviazioni per gli altri. Negli anni si sono susseguite altre denunce e altri procedimenti penali per firme false sui consensi informati e omissione di atti di ufficio, tutti conclusisi con assoluzioni.

Nel gennaio 2021 è arrivata la prima sentenza di condanna per i due medici del Santissima Annunziata, condannati anche al risarcimento danni nei confronti dei familiari, i genitori e il fratello della vittima, costituiti parte civile con l'avvocato Rino Errico, con una provvisionale immediatamente esecutiva di 150 mila euro. Sentenza ora confermata in appello. La Corte ha inoltre concesso agli imputati la «non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale rilasciato non per motivi elettorali».

«Dopo anni di battaglie, abbiamo avuto giustizia - commenta il padre Giuseppe Lepore -. Avrei accettato qualsiasi sentenza, perché ho sempre avuto fiducia nella giustizia, ma posso dirmi soddisfatto perché è stata riconosciuta e confermata la responsabilità dei medici nella morte di Valeria, come noi abbiamo sempre sostenuto».

Privacy Policy Cookie Policy