L'evento
Bari, al cinema Esedra il film «Vesuvio»
Biglietti gratuiti con la «Gazzetta» ai lettori basterà cliccare un link
Domenica prossima, 20 marzo, il cinema Esedra ospiterà il documentario «Vesuvio - Ovvero: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani» di Giovanni Troilo, il quale sarà presente in sala. La proiezione è fissata alle 21. Per i lettori della “Gazzetta” in omaggio l’ingresso, nei limiti dei posti disponibili. La raccolta delle adesioni avviene cliccando il link: https://bit.ly/vesuvio_film, inserendo il codice VSPBA si ottengono due ingressi gratuiti.
Quanto sta stretta la definizione di documentario a Vesuvio o: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani di Giovanni Troilo. Questa sinfonia di immagini e suoni a prima vista registra la paradossale situazione di un’ampia area, quella metropolitana di Napoli, che si stende tra due vulcani, il Vesuvio e i Campi Flegrei, con una densità abitativa tra le più alte del pianeta. Il che, tradotto in termini di rischio, significa che un’eruzione inevitabilmente imprevedibile, da un lato o dall’altro, equivarrebbe per la popolazione residente stretta da secoli letteralmente tra due fuochi, ovvero tra due vulcani tra i più pericolosi del pianeta, un’evacuazione in massa e in tempi rapidissimi di fatto impossibile.
Esemplificato così il film diretto e fotografato da Troilo, già autore di alcuni noti documentari d’arte come Frida, viva la vida e Caravaggio criminale, avrebbe un obiettivo scientifico e civile immediato. Sarebbe un esempio urgente e coerente di non-fiction volta ad allertare non solo gli abitanti della zone o le istituzioni locali e nazionali ma anche il pubblico di tutto il mondo che conosce questa porzione di bellezza naturale, antropologica e artistica come una perla inestimabile. Eppure c’è molto di più in Vesuvio, scandito dagli avvertimenti puntuali del vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo. Questa stessa guida quasi dantesca dentro un inferno che è nel contempo paradiso e purgatorio umano, culturale e sociale, si converte infine ad un piatto di pasta al pomodoro sull’orlo dell’abisso possibile confermando lo spirito profondo di alcuni ambiti strategici della zona, con persone comuni, situazioni e spazi emblematici di un dialogo secolare con il pericolo potenziale. Il sottotitolo stesso di Vesuvio o: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani rimanda dichiaratamente allo Stanley Kubrick de Il dottor Stranamore ovvero: come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba.
Cosicché, trasferendo il discorso sulla varia umanità del posto, il concetto di relativa «preoccupazione» che paradossalmente si traduce in «amore» di Napoli e dintorni per i due super-vulcani, esplicita la volontà estetica, ironica e appassionata di immergersi nelle contraddizioni. E rileggere l’atavico e moderno mestiere di vivere, esprimersi, reagire tra medicina, esoterismo, arte, musica, comunicazione e costume inteso sia come folclore che come abito e dunque sartoria. Quindi di cogliere in ogni piega la volontà di tradurre il negativo legato al poetico e inquietante «sterminator Vesevo» in pura volontà di esserci, restare, resistere come la tenace Ginestra di leopardiana memoria. Non sorprende quindi il pianista che alla fine esegue Rossini rimandando all’uso che di quella composizione ha fatto proprio Kubrick in Arancia meccanica. A riprova della duplicità della natura umana che proprio in un altro suo classico, Full Metal Jacket, il soldato Joker riconduceva a Carl Gustav Jung. In questa cornice eccentrica dominano a ragion veduta e irrazionalità conclamata il montaggio alternato e la scansione pittorica della topografia alla luce delle preoccupanti distanze dal pittoresco Vesuvio che suo malgrado connota e ispira quella porzione straordinaria e inimitabile di mondo allargato e sovraffollato. Più che un documentario Vesuvio o: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani è un autentico thriller dove i personaggi recitano se stessi in una quotidianità che si fa allegoria e cromatico «carosello napoletano», per dirla con Ettore Giannini, dell’umana condizione tutta.
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