La testimonianza
A Bari russi e ucraini uniti insieme nel nome di San Nicola
Padre Vyacheslav Bachin: non ci sono tensioni nella nostra comunità
«Non ci sono tensioni né preoccupazioni all’interno della nostra comunità. La chiesa russa è presente a Bari da oltre un secolo. Davanti all’iconostasi con le effigie dei santi si inginocchiano russi, ucraini, bielorussi, georgiani come pure i cittadini del capoluogo pugliese che hanno sposato il culto ortodosso». Padre Vyacheslav Bachin, il rettore del tempio che si trova in corso Benedetto Croce, nel cuore del popoloso quartiere Carrassi, non commenta la crisi che tiene l’intero pianeta con il fiato sospeso. Lo scontro fra Russia e Ucraina, la politica e le armi non trovano dimora all’interno del complesso monumentale edificato nel 1913: il 22 maggio (data dell’anniversario della traslazione delle ossa di San Nicola dall’Asia Minore a Bari nel 1087, ad opera di un gruppo di marittimi baresi) è la data della posa della prima pietra dell'edificio con la caratteristica guglia verde maiolicata, un immobile costruito fra le due Guerre mondiali e che dal 2009 appartiene al Patriarcato di Mosca.
Ogni mattina alle 9 la chiesa apre alle celebrazioni. Il giovedì il santuario della preghiera è la cripta della Basilica dedicata al vescovo di Myra, nella città vecchia, luogo sacro nel quale convivono il culto cattolico e quello ortodosso. Qui ardono le candele davanti alle icone, questa è la meta dei pellegrini che dall’Est raggiungono Bari per venerare il Santo delle genti, il Santo dell’ecumenismo, il Santo del dialogo interreligioso.
«I viaggi, a causa della pandemia – spiega l’arciprete Vyacheslav – si sono interrotti. Non si ferma invece la devozione per Nicola, il Santo venerato sia dalla chiesa d’Oriente e sia dalla chiesa di Occidente». Il monumento di Carrassi è il simbolo di una convivenza possibile fra gli uomini, indipendentemente dalla loro residenza anagrafica e da ciò che c’è scritto sul passaporto. Bari è lontana da Mosca e da Kiev, dalle capitali del potere. Nella chiesa, guidata dal 2017 da padre Vyacheslav, non si avvertono scossoni: «C’è stabilità – spiega l’arciprete – ed è continua la presenza dei popoli slavi, anche degli ucraini impiegati in differenti mestieri, non soltanto in quelli legati alla cura delle persone, come badanti».
A Bari si consacra l’abbraccio dei devoti dell’Est al Santo taumaturgo. Dal 1966, nella cripta della Basilica, è stato creato un luogo di culto ortodosso, una piccola cappella ormai insufficiente ad accogliere gli ortodossi che intonano canti sulla tomba del Santo più venerato al mondo. Nella cripta i cattolici cristiani incrociano i volti dei fratelli ortodossi, delle donne con il capo coperto e dei sacerdoti con la tunica nera e la croce al collo, un microcosmo di fraternità nel rispetto delle reciproche confessioni religiose.