Storia a lieto fine

Valenzano, trattore rubato alla coop: gran corsa alla solidarietà

Rita Schena

Il popolo del web in soccorso della coop Semi di vita: raccolti i soldi anche per i pollai

BARI - C’era una volta un trattore nuovo, rubato pochi giorni dopo essere stato preso dal concessionario da una cooperativa sociale che lo avrebbe utilizzato per lavorare un grande terreno agricolo a Valenzano. E a questo punto la storia si poteva anche interrompere qui, perché stiamo parlando di una piccola realtà associativa che faticosamente da 10 anni cerca di portare avanti progetti di inclusione e agricoltura biologica, che non ha le risorse per rimettersi in piedi, comprare un altro mezzo e ricominciare. Ma si sa, i miracoli a volte accadono e quando il progetto è bello, con radici forti e portato avanti da persone in gamba, non basta un atto violento per distruggerlo.

E quello che è accaduto a Semi di vita la coop sociale con sede a Japigia: un piccolo miracolo, anzi due. Il primo perché hanno trovato un partner dalle spalle larghe disposto ad allungare una mano di aiuto: la Sdf azienda produttrice di marchi di trattori come Lamborghini e Same ha deciso di concedere per tre mesi alla coop un mezzo nuovo in comodato gratuito. Il trattore permetterà immediatamente di riprendere i lavori sui terreni di Valenzano senza perdere l’occasione di sprecare un anno. Il secondo è che l’indomani del furto la coop ha provato a chiedere aiuto alla Rete avviando una raccolta fondi sia per ricomprare il trattore rubato sia per avviare la realizzazione di due pollai. L’obiettivo era ambizioso: raccogliere in un mese e mezzo 35mila euro per poter ripartire. «C’eravamo posti tre step – spiega Angelo Santoro, anima di Semi di vita -, già raccogliere i primi 14mila euro avrebbe significato riuscire a recuperare il furto del trattore e poterlo ricomprare. Abbiamo provato aggiungendo quanto ci serviva per il progetto dei pollai, ma non avevamo molte speranze di farcela».

E invece, come nelle favole, il miracolo c’è stato. A poco meno di 3 settimane l’obiettivo è quasi centrato, tanto che sui campi di Valenzano i lavori di spianamento per il primo pollaio sono già incominciati.
«No, non ci aspettavamo tanto affetto e anche da persone che non conosciamo, che si sono fidate di noi e basta, senza chiedere niente in cambio – sottolinea con commozione Angelo Santoro -. Una bellissima prova di stima».
La forza di Angelo e dei soci della cooperativa in questi anni è stata titanica. Hanno iniziato con due ettari di orto a Japigia, hanno continuando vincendo un bando di assegnazione per 26 ettari a Valenzano. Un terreno con una lunga storia dietro, bene sequestrato alla mafia che ne voleva fare speculazione edilizia, poi abbandonato per quasi 30 anni. Riuscire ad avere un bene del genere significa lavoro durissimo per ripulire, da rifiuti sversati da anni, risanare i 250 ulivi rimasti e poi arare, piantare, recintare, far capire che non è più un terreno abbandonato, ma un bene che sta tornando alla vita.

«Il 2020 prima che la pandemia colpisca siamo riusciti ad organizzare due giornate bellissime per riportare alla vita il campo. Abbiamo piantato semi di vita esattamente come il nome della nostra coop. Grazie all’aiuto di tutta una rete di amici dal Comune di Valenzano che ci ha sempre appoggiato, ad altre coop, imprese, associazioni che non ci hanno mai fatto mancare il loro appoggio. Grazie a loro abbiamo piantato tanti alberelli che riporteranno la biodiversità mediterranea in quei terreni».
E con la fine della pandemia ecco la ripresa, poi lo stop determinato dal furto del trattore appena comprato. «Sinceramente ci siamo sentiti morire quando abbiamo scoperto il furto – spiega Angelo -. Una sensazione di sconfitta che non avevamo mai provato. Noi ci crediamo in quello che facciamo. Nel lavoro che cambia, noi progetti che portiamo avanti dove tutti, ma proprio tutti, possono avere una nuova opportunità. Il furto è stato un colpo forte da assorbire e ora la gioia di poter avere la certezza che si riparte è infinita. Siamo veramente grati a tutti quelli che ci hanno teso una mano».

Eccola la forza della rete. Una piccola maglia si strappa e tanti contribuiscono a reggere e poi ricucire quello strappo. La forza più bella e positiva di cui il Sud ha bisogno. Energie giovani e vitali che sulla loro terra vogliono investire e restare, per veder crescere piccoli semi che domani daranno vita ad una foresta.

Privacy Policy Cookie Policy