Il caso

Santeramo, la strana scomparsa della reliquia di Erasmo

Anna Larato

E' «giallo» in merito ad un vicenda che turba la comunità

Santeramo in colle - Rubata o, meglio, sparita? È giallo sul destino della reliquia di Sant’Erasmo, cioè un frammento di un osso del cranio del martire, vescovo di Antiochia, donata alla Chiesa Matrice di Santeramo il 27 giugno 2015 dall’Arcidiocesi di Gaeta (Latina).

Il dono fu perfezionato durante un sentito quanto atteso pellegrinaggio, guidato dall’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, organizzato dall’allora arciprete don Vito Nuzzi.

Il «giallo», dicevamo, tiene banco nella città murgiana proprio alla vigilia della festa patronale dedicata al Patrono Erasmo, in programma mercoledì prossimo, 2 giugno.

È mistero dietro la scomparsa della preziosa reliquia del Protettore di Santeramo avvenuta lo scorso 22 aprile nella sagrestia dell’omonima Matrice. Sull’accaduto indagano i Carabinieri della stazione cittadina e della compagnia di Altamura. La reliquia fu asportata in maniera apparentemente meticolosa, senza alcuna traccia di scasso, dal prezioso reliquiario a forma di cuore, alto 30 centimetri e mezzo, tutto d’argento, dal peso di circa mezzo chilogrammo.

Nella tarda serata di giovedì 22 aprile la denuncia del «furto» sacrilego ai militari della locale stazione da parte del nuovo arciprete, insediatosi da qualche mese, don Michele Lombardi. Le indagini dell’Arma sono scattate immediatamente, ma della reliquia ad oggi nessuna traccia.

Le piste al vaglio degli investigatori sono parecchie. Sono stati sentiti diversi cittadini. «È uno sfregio verso la tradizione cristiana, verso Santeramo». Con espressioni come questa, l’indignazione dei fedeli si scatena alla notizia del presunto furto sacrilego.

Sono in molti, in città, a domandarsi quale possa essere il movente del «furto». In effetti, «il valore economico della reliquia è inconsistente rispetto all’inestimabile valore religioso e di tradizione popolare che ha per tutta la comunità», si legge in un post sui social. E ancora: «Non possiamo rassegnarci al non averla più alla nostra devozione. Lo dobbiamo dire con chiarezza: non era custodita con adeguati sistemi di sicurezza. Si è trattato di superficialità nella conservazione o di agevole destrezza di una persona che aveva semplice accesso negli ambienti?», si chiede un altro devoto.

Con l’avvicinarsi della festa patronale, il 2 giugno, in molti cittadini santermani torna il concitato dubbio sulla scomparsa della reliquia di Sant’Erasmo. Tra i chierici originari di Santeramo, si distingue la voce acuta del giovane don Domingo Ariano, che dà coraggio alla ricerca della verità: «A subire il furto non è stato un prete, un clero, una parrocchia, bensì un’intera comunità cittadina.

A tanta mestizia corrisponde altrettanto ardore nella ricerca della verità. In prossimità di questa festa del 2 giugno, c’è stata una discreta eco di coscienza cittadina sui social riguardo agli appelli al rinvenimento della reliquia. Ma non basta. Non basta - ripete il religioso - non solo perché è necessaria un’alacre spinta investigativa ma anche e soprattutto perché nel lanciare appelli sulla restituzione, in un furto dai contorni insolitissimi e stranissimi, l’insistenza deve essere in un’apertura ampia a qualsiasi soluzione. Anche alla possibilità che la reliquia, di fattura fragilissima, possa essere andata distrutta», ipotizza.

Una supposizione certamente inquietante, la sua: «Quindi più forte è veemente del rinvenimento della reliquia deve essere la ricerca della verità. Frammento di cranio, frammento di verità», si congeda don Domingo.

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