L'intervista

Università di Bari, lo Sviluppo Sostenibile come argomento cardine del “nuovo mondo”

Redazione online

Uniba ha creato dei corsi d'esame e laboratori per le competenze trasversali, aperti sia agli studenti che alla cittadinanza. La prima lezione si terrà il 24 aprile

BARI - L’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” ha istituito 62 corsi, insegnamenti e laboratori per le competenze trasversali, aperti agli studenti iscritti a tutti i corsi di laurea, e alla cittadinanza (con unico requisito richiesto, quello del diploma di scuola secondaria, superiore). Fra questi, due imperniati sui temi della sostenibilità. A tal proposito la Gazzetta del Mezzogiorno ospita un contributo di uno studente universitario, Claudio Mezzina, che ha intervistato il prof. Pirlo portavoce del progetto. 

UniBa recupera l’etimo del termine latino “Universitas” ritornando, in maniera sempre crescente, ad essere una ‘comunità culturale’ appannaggio di un più ampio insieme di persone. I corsi per le competenze trasversali, istituiti di recente, trattanti le più disparate questioni dimostrano, infatti, l’obiettivo che l’università si pone coi suddetti. Quello d’insegnare a “pensare”, di creare uno spirito critico che sia quanto più diffuso possibile; quello di essere punto di riferimento, approdo sicuro, non solo per i giovani o per determinate classi sociali ma, per moltissimi; di irradiare culturalmente la collettività, barese e non, come mostra di fare il vetusto stemma allegorico, di sua appartenenza, col faro che illumina la costa pugliese.

Di fondamentale importanza per il futuro, per il mondo che sarà, è il corso incardinato sulla tematica trasversale della sostenibilità, il cui scopo è quello di promuovere una nuova forma mentis, consona e rispettosa, che possa condurre chi parteciperà, a comprendere le problematiche in cui stiamo incappando/incapperemo, il modo per prevenirle e o la maniera per curarle.

Il corso approfondirà i vari Goals dell’Agenda 2030, cioè tutti i traguardi morali, fisici e materiali che, a livello globale, si speri di raggiungere entro l’anno sopraccitato e, quasi sicuramente, metterà al lavoro i fruitori nell’ambito del progetto “UniBa sostenibile”, che auspica con idee sempre nuove, di migliorare e rendere sempre più eco-friendly ed efficiente, il polo universitario barese, facente parte della RUS (Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile).

La “Lezione Zero” si terrà a partire dal 24 aprile, prossimo venturo, e ospiterà l’esperienza e le competenze di Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF e membro del Club di Roma, nonché divulgatore scientifico tra i più noti in Italia e nel mondo. Il soggetto, amplissimo, del corso toccherà molteplici campi d’interesse. Siamo tutti invitati ad appassionarci per non patire, e per lasciare alle future generazioni un mondo che sia sempre migliore, di quello che ereditiamo dal passato.

In merito, ho intervistato, di recente, il Referente del corso: il Professor Giuseppe Pirlo, Delegato del Rettore alla Terza Missione e Sostenibilità. Il colloquio si è dimostrato interessante e stimolante, nella sua meravigliosa informalità; ne riporto succintamente domande e risposte.

Perché io, studente dell’Università degli studi di Bari, dovrei consigliare o scegliere di frequentare il corso riguardante lo sviluppo sostenibile e agenda 2030, o uno degli altri corsi per le competenze trasversali?

“Partiamo dall’assunto che tutti i corsi per le competenze trasversali, non solo quello concernente la sostenibilità, siano importanti e puntino a diventare un fiore all’occhiello della nostra Università. Essi hanno un peso rilevantissimo perché, in loro, il valore formativo sovrasta quello disciplinare, e perché mirino, nei loro ambiti imprescindibili, a forgiare nella migliore delle maniere i futuri laureati e le persone del domani. Questo significa, coerentemente con quanto preveda la “Terza Missione” universitaria, che questi corsi saranno accessibili non soltanto da studenti ma anche da cittadini, purché diplomati, con lo scopo di “orientare” la comunità tutta, di guidare su temi d’avanguardia, di essere quel punto di riferimento d’eccellenza, sul territorio, che ogni università dovrebbe essere.
Essi, dunque, offrono un’opportunità di visione più ampia, all’interno di un sempre più complesso mosaico di vita, nuove prospettive da cui osservare il mondo, a chi voglia strappar via i paraocchi; qualcosa di tutt’altro che standard, all’interno di un contesto accademico, che vuol svecchiarsi e mettersi in gioco in maniera innovativa”.

Si può rammodernare, migliorare, il modo di pensare dei probabili fruitori esterni, meno duttili mentalmente di noi studenti, dunque più refrattari a considerare l’importanza di tutto questo?

“Nel rispondere a questa domanda mi riaggancio e le rispondo, definitivamente, alla domanda postami precedentemente. L’insegnamento riguardante la sostenibilità è un insegnamento “in itinere”, come tutti i corsi per le competenze trasversali, d’altronde; cioè nel suo carattere pienamente sperimentale, in divenire, è riscontrabile la sua forza. Si potranno, infatti, aggiungere argomenti da sciorinare, allo scheletro iniziale del progetto, così da raggiungere tutti, nello specifico, e dar modo di comprendere quanto sia importante progredire ed essere protagonisti di quest’incedere, in questo frangente della nostra modernità. Un frangente in cui ancora l’attenzione a queste questioni non è comune, laddove invece è importante diventi norma. Quindi, sì, è un corso di sostanziale interesse. Esso proporrà una miriade di spunti a chi dovesse frequentarlo, legati ai plurimi aspetti della sostenibilità, e si propone di offrire ai diversi utenti stimoli, non tanto conclusivi, non ci appartiene questa velleità, ma utili, atti, a comprendere meglio la propria attività e a conoscere modalità per rendere il proprio lavoro più sostenibile; anche perché, contrariamente a quanto si pensi, la sostenibilità può convenire!”

Sostenibilità Umana: la ‘sostenibilità’ sarebbe molto meno una “bella utopia” se si partisse, con il lavoro, dalle fondamenta del meccanismo; noi. Andrebbe, in primis, restituita all’uomo la natura che gli spetti di diritto. Quella umana.
Se si rallentasse, se si smettesse di alienare la gente, di trattare le persone come fossero oggetti di consumo, verrebbero giù una serie di tossici schematismi e si potrebbe cominciare seriamente a gettare delle solide fondamenta, per un mondo più sostenibile. Bisogna sperare nella nascita di tanti altri Adriano Olivetti e Paolo Volponi, perché qualcosa possa cambiare. Penso che trapiantare giusti meccanismi e pensieri, in un mondo sbagliato alla base, possa servire a qualcosa ma non possa debellare il problema. Lei?

“Ci saranno moduli appositi riguardanti il mondo del lavoro e, per l’appunto, le modalità di creazione di società più giuste, umane. E anche le lezioni più tecniche, assicuro, avranno sempre come fulcro le esigenze dei singoli individui.
Insomma, non si parlerà solo di sviluppo sostenibile economico, ambientale, della formazione delle cosiddette “città sostenibili”, non si proporranno ai partecipanti solo nozioni teoriche ma, piuttosto, si tenterà di dar loro risposte concrete. Ci saranno tanti momenti più facilmente riferibili alla persona, dialogando di povertà educativa, sanità etc. E questo gioco di riferimenti sarà reso possibile anche nell’interloquire di temi un po’ più lontani dalla nostra quotidianità (agricoltura sostenibile, cibernetica, sicurezza alimentare …).
Chiudendo, l’importante è riuscire nell’intento di fare emergere nelle persone il bisogno di un nuovo modello di sviluppo, per loro e per le future generazioni, di innestare nelle loro coscienze la consapevolezza della necessità di creare e lasciare, un ambiente più umano, nel vero senso del termine”.

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