Il dibattito

Bari, parco all'ex Stanic: cosa nasconde il sottosuolo?

Carmela Formicola

Su un'area di potenziali veleni: la memoria dell'ex dirigente comunale

Vallo a capire cosa è nascosto in quei suoli. Cosa è «tombato», quanti veleni antichi e dimenticati siano ancora nelle viscere della ex Stanic. Stavolta il discorso sul parco divertimenti nicolaiano da far nascere nell’area della dismessa raffineria, si fa tecnico prima ancora che culturale. Il tema non è se trasformare in macchina da soldi l’icona del patrono, piuttosto se sia fattibile un progetto su un ex insediamento industriale di quel genere. Stiamo parlando di un’area di 500mila metri quadrati racchiusa tra via Bruno Buozzi, viale Europa e il Canale Lamasinata. Qui tra il 1937 e il 1976, la gigantesca raffineria Stanic respirava dei suoi effluvi di zolfo. Poi arrivò la centrale elettrica, in funzione fino al 2013. Quindi, nel 2017, viene bandito un concorso di idee per il riuso dell’area, idee affidate ad una commissione tecnica formata dai rappresentanti di Comune e Regione Puglia, Politecnico di Bari, Politecnico di Milano ed Enel.


Questa la storia. Nel novembre scorso, come già annunciato dalla Gazzetta, la Regione Puglia rispolvera la zona per candidarla ai finanziamenti del Recovery plan da destinare alla realizzazione di un grande parco divertimenti governato dalla figura di San Nicola, che com’è noto richiama nel capoluogo migliaia di pellegrini e turisti.
«È una pazzia. Il sottosuolo è pieno di caprolattame e petrolio della vecchia raffineria»: tuona l’ingegner Raffaele Coniglio, giù dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune. «Siamo proprio vicino alle falde del Lamasinata. Esistono perizie penali che bloccarono l'intervento negli anni Novanta, e ora si pensa al parco nicolaiano? La zona piuttosto dovrebbe essere oggetto di bonifica tipo tombale come alla Fibronit. Altro che attività turistiche!».

Nel febbraio del 2019, prima che la pandemia venisse a paralizzare tutte le attività, la stessa Enel spiegava che all’esito del concorso di idee era stata individuata la soluzione possibile. «A candidarsi per costruire il futuro della ex centrale di Bari sono state realtà imprenditoriali del territorio - si legge nelle Storie del sito Enel -. Entrambe le proposte prevedono il riutilizzo degli spazi per realizzare più attività: un parco urbano che integri edifici a spazi di aggregazione, gioco, svago e cultura; un parco scientifico che integri attività di formazione, ricerca, innovazione e housing sociale. Enel Produzione si confronterà ora con i proponenti per definire quale potrà trasformarsi in realtà e prendere il posto della centrale».
Certo anche l’Enel dovrebbe far sentire la sua voce, sempre che non sia già d’accordo con la Regione per il parco nicolaiano. L’unica cosa certa è che le «realtà imprenditoriali del territorio» hanno da tempo messo gli occhi su un grosso affare: la riqualificazione della ex Stanic. E ora ci sono anche i soldi del Recovery fund.

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