la polemica
Manifesti anti aborto a Bari, l'appello delle associazioni: «Il Comune li rimuova»
Nel mirino la campagna di comunicazione promossa da ProVita: "Linguaggio che criminalizza le donne che praticano l'interruzione di gravidanza"
BARI - Manifesti dell’associazione antiabortista 'ProVita' sono stati affissi ieri sera in diversi punti della città di Bari. 'Il corpo di mio figlio non è il mio corpo - si legge nel testo -. Sopprimerlo non è la mia scelta #stopaborto'. Un gruppo di 23 associazioni politiche e studentesche baresi, tra le quali Anpi, Libera, Arcigay, Cgil, Link, Zona Franka e La Giusta Causa, chiede la rimozione o la «copertura immediata» dei manifesti. In una nota inviata al sindaco di Bari Antonio Decaro, «chiediamo di rimuovere questi manifesti - dichiara Carolina Velati, presidente di Zona Franka - lesivi della libera scelta della persona e portatori di messaggi d’odio verso una scelta legittima, oltre che giusta».
«I Comuni di Roma, Milano, Torino, Bergamo si sono già mossi in questo senso - dicono le associazioni - , levando così ogni forma di cittadinanza a queste posizioni in aperto contrasto con una società libera, democratica e civile. Facciamolo anche qui».
Nella richiesta trasmessa al Comune, le associazioni parlano di «violenza simbolica e verbale di cui i messaggi antiabortisti si fanno portatori, accostando, con posizioni antiscientifiche, l'interruzione di gravidanza all’omicidio, contribuendo ad uno stigma già ampiamente diffuso, causa diretta di sofferenza e di ricorso ad aborti clandestini».
«Sono indignata dai manifesti apparsi nelle ultime ore in città, lesivi del diritto di scelta conquistato negli anni dalle lotte di tante donne. Con gli uffici comunali si stanno approfondendo le procedure per capire come e se è possibile rimuovere o oscurare le immagini» scrive su Facebook l’assessora al Welfare del Comune di Bari, Francesca Bottalico, destinataria di una lettera da parte delle associazioni.
«È un pugno nello stomaco a quante sono morte a causa della pratica clandestina degli aborti. Un pugno nello stomaco - dice Bottalico - alle vittime di violenza. E a quante hanno scelto diversamente rispetto alla gravidanza. Il corpo appartiene a noi, nessuno è in diritto di giudicare scelte così dure e difficili. Nessuno può decidere al posto nostro».