Il sit in

Covid a Bari, scatta la rivolta dei ristoratori: «Stop divieti, noi riapriamo a San Valentino»

Rita Schena

La protesta venerdì in piazza Prefettura. «Senza risposte certe sarà caos»

BARI - «Sono 11 mesi che non vediamo luce. Undici mesi di passione per chi come me si occupa di ristorazione, ma anche per palestre, artigiani, cinema e teatri, agenzie di viaggio, tutta la filiera del wedding e la finisco qui perché la lista è lunghissima. Sono undici mesi che non portiamo il pane a casa. Che rosicchiamo piccoli gruzzoli messi a da parte, per chi ce l'ha. E chi riusciva solo a vivere alla giornata? Tutte queste categorie scenderanno in piazza venerdì 5 per chiedere risposte altrimenti per la salvaguardia delle nostre attività, dei nostri dipendenti, delle nostre famiglie saremo costretti a ricorrere ad una azione di disobbedienza civile: il 14 febbraio alziamo le saracinesche e riprendiamo a lavorare anche contro le disposizioni».
Maurizio Mastrorilli è una voce che in quest'ultimo anno si è spesso sentita come portavoce di istanze del mondo della ristorazione. Ora l'esasperazione è arrivata ad un tale livello che non bastano più semplici proclami, tanto da decidere azioni di forza.

«Quello che troviamo esasperante è che non si sta facendo nulla per risolvere il problema. Nonostante queste chiusure il problema pandemia non si risolve, che significa che non siamo noi il discrimine per fermare o meno il contagio. E allora? Ci chiudi, ci fai un danno economico incredibile e il problema sanitario non si risolve? Allora fateci riaprire, con tutte le dovute cautele, con solo 4 persone vicine al tavolo, ma permetteteci di ripartire».
Mastrorilli prova ancora a mediare, ma in molti battono i tamburi di guerra. «La verità è che stiamo morendo – sottolinea con enfasi Michelangelo Borrillo -. Riaprire è l'unica alternativa. È una necessità. Questa storiella dei ristori è solo una sciocchezza, io pago 6mila euro al mese di affitto per il mio locale e al momento ho avuto solo 3mila euro durante il primo lockdown. Come si può continuare così? Il credito d'imposta è stato agevolato solo per le regioni in zona rossa, quindi noi siamo fermi e senza alcun sostegno. Senza parlare dei casi specifici come il mio: io mi sono trovato in pieno lockdown a ristrutturare il mio locale, ad affrontare altre spese, per tenere tutto chiuso».
«Le difficoltà si stanno moltiplicando e con le difficoltà sta venendo meno la pazienza a molti – spiega Mastrorilli -. Vediamo che c'è la completa incapacità da parte di chi ci governa a cambiare passo. Questa gestione non va bene, è sotto gli occhi di tutti, ma come tanti somari si continua a perseverare. Noi andremo in piazza venerdì, ma sono sicuro che tanti alzeranno la voce».

L'appuntamento è per venerdì 5 dalle ore 9 in Piazza Prefettura. «Noi chiediamo risposte. Si deve cambiare, si deve e si può fare altro – mette in evidenza Mastrorilli -. Abbiamo capito o no che il virus non scomparirà per ora? E allora si deve imparare a vivere una normalità nell'emergenza. Si può provare ad aprire i locali in un comune e verificare se si alzano i numeri del contagio, si possono abbassare i costi dei tamponi rapidi e farli fare a chi vuole andare nei ristoranti o palestre. Ma il problema va risolto. E che non ci vengano a dire che ci faranno riaprire a pranzo, dobbiamo poter lavorare la sera, allungando i tempi del coprifuoco almeno a dopo le 23. Insomma, se un allenatore si rende conto che la squadra non vince, cosa fa? Cambia le strategie! Ed è quello che si deve fare ora perché è sotto gli occhi di tutti che l'emergenza sanitaria non viene in alcun caso contrastata».
Il pericolo di continuare solo con queste chiusure a metà è dietro l'angolo: chiusure ma non solo, rischio usura, speculazioni con accaparramento da parte di grossi investitori. Un anno è già trascorso, se ne prevede un anno in balìa delle onde. Impossibile reggere. 

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