Il caso

Il Coronavirus fa prigionieri gli allievi della Finanza a Bari: contagiate 6 reclute

G. Flavio Campanella

In isolamento 423 militari. Al via il tracciamento dei contatti

BARI - La Covid entra anche nella Legione Allievi della Guardia di Finanza. Sono infatti risultate positive al Sars-Cov-2 sei reclute in addestramento nella sede di viale Europa (a Bari c’è tra l’altro il comando della scuola di formazione e specializzazione dei finanzieri), appartenenti a tre delle cinque compagnie del capoluogo (frequentate complessivamente da 720 corsisti). Rientrati dalle ferie, alcuni militari hanno manifestato sintomi lievi. Accertata successivamente l’infezione, sono stati posti in isolamento. Tra i malati ci sono anche asintomatici, un particolare che non esclude una propagazione del contagio, a maggior ragione dopo il giuramento di inizio corso fatto ieri da 43 allievi (la cerimonia però si è svolta, a quanto riferito, con tutte le precauzioni di prevenzione). Proseguono le procedure di tracciamento: chi è venuto a contatto con gli infetti è stato trasferito in locali appositamente predisposti, ma di fatto la quarantena coinvolge 423 allievi, nonostante le misure rigide del protocollo facciano supporre che la diffusione della malattia possa essere stata contenuta (è previsto che non vi siano assembramenti in caserma, che la presenza contemporanea di persone negli ambienti sia contingentata, anche nelle aule in cui si svolgono le lezioni). L’origine del focolaio risale ai giorni scorsi, quando a un allievo finanziere proveniente dalla Sicilia, paucisintomatice sottoposto a tampone, è stata diagnosticata la malattia.

IMPENNATA Di certo, l’impennata in provincia di Bari prosegue. Anche ieri il bollettino epidemiologico regionale ha riportato 25 casi registrati (20 contatti stretti di casi già noti e sottoposti a sorveglianza, 2 rientri dall’Albania, 2 dalla Sardegna e 1 dalla Calabria), a cui si è aggiunto un decesso. Il bilancio aggiornato e complessivo è quindi di 1.989 contagiati nel Barese. Considerando i guariti, il saldo attuale è di 519 persone infette, di cui più della metà (266) nel capoluogo. Ma è il parziale dei casi riscontrati di recente a destare l’attenzione: dal 24 agosto al 3 settembre (11 giorni) i casi certificati sono 348, il 17,4 per cento del computo generale. In una situazione che (come possibile comprendere nell’altro articolo dalle dichiarazioni del professor Pierluigi Lopalco, responsabile della task force regionale) è assimilabile al contesto lombardo di febbraio se non fosse che nel frattempo è stata organizzata una risposta all’epidemia tale da contenerne sia la propagazione sia, soprattutto, gli effetti nefasti in quanto a decessi e a tenuta del sistema. A maggior ragione in piena recrudescenza, le autorità sanitarie sono in allerta su tutti i fronti per sollecitare la prevenzione, tracciare i contatti (non a caso ci sono 1.700 persone in isolamento) e assicurare assistenza e cura ai pazienti.

POLICLINICO Al Policlinico, l’ospedale Covid della provincia (nella rete ci sono anche il Miulli di Acquaviva e all’occorrenza l’Anthea di Bari) sono pronti a ogni evenienza. Al momento la situazione è sotto controllo, ma i numeri sono decisamente diversi rispetto a qualche settimana fa: i ricoverati sono saliti a 72 (70 al Policlinico e 2 al Pediatrico Giovanni XXIII) con 6 pazienti in Rianimazione e 8 in Terapia intensiva respiratoria. Si sta dunque verificando quel che era stato previsto dal piano regionale: eventualmente incrementare progressivamente i posti letto dedicati, una riorganizzazione che, a differenza del passato, non deve penalizzare l’attività ordinaria, anche se con qualche disagio collaterale (come quello descritto da un lettore nell’edizione della Gazzetta di ieri).

«Non possiamo più permetterci di sospendere le prestazioni sanitarie non urgenti così come è avvenuto durante l’emergenza - ribadisce al nostro giornale il direttore generale Giovanni Migliore - e dobbiamo considerare le esigenze anche degli altri pazienti affetti da altre patologie che hanno nel Policlinico di Bari un punto di riferimento. Grazie al know how e all’esperienza acquisita, abbiamo messo in piedi una nuova organizzazione per fronteggiare la seconda fase della pandemia che ci consente di mantenere attivo il blocco operatorio di Asclepios e di rispondere alle esigenze di cura e di assistenza di pazienti con patologie complesse e, allo stesso tempo, di assistere i pazienti Covid in plessi separati e isolati dal resto dell’ospedale».

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