Coronavirus

Ripresa della scuola nel Barese, edifici tutti da ripensare

Antonio Galizia

Per gli istituti la ripartenza si preannuncia complicata.I punti di criticità sono contenuti in uno studio eleborato dai coordinatori del centro studi di «Italia Viva Puglia»

Bari -  Aule piccole e sovraffollate. Scuole ospitate in edifici spesso destinati ad altre attività. E una miriade di altri ostacoli. La ripartenza delle scuola, nel barese, non sarà semplice. I punti di criticità sono contenuti in uno studio elaborato dai coordinatori settore scuola di Italia Viva Puglia: «Il Comitato tecnico scientifico istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile – premettono in una nota - ha fornito al decisore politico le proprie indicazioni per consentire la ripresa delle attività didattiche, il primo di settembre del 2020, in condizioni di sufficiente sicurezza. Garantendo cioè sia la tutela sanitaria di alunni e personale della scuola a fronte del rischio da Covid 19, sia il diritto fondamentale alla educazione e all’istruzione»

I coordinatori di Italia Viva Puglia, avvalendosi dell’analisi del documento condotta dal «Cantiere scuola» della Provincia di Bari, rilevano i principali punti di criticità che emergono dal documento stesso. «La prima osservazione riguarda i problemi connessi con l’edilizia scolastica: in base ai dati del Ministero dell’Istruzione, il 23%, quindi quasi 1 su 4, degli edifici scolastici non è stato costruito con questa destinazione d’uso, cioè per essere una scuola e gli immobili sono stati costruiti, per gran parte, prima del 1920, dal 1946 al 1975 e dal 1976 in poi. Del resto, questa è una situazione nota a tutti quanti hanno avuto l’opportunità di entrare in qualche edificio e particolarmente drammatica in alcune zone: aule piccole e sovraffollate, corridoi stretti, laboratori e servizi non sempre adeguati, scale, vie di accesso e di esodo non sempre ampie e sicure».

L’adeguamento alle norme di sicurezza di questi edifici è un lavoro che impegna da decenni buona parte delle scuole italiane e degli enti locali. «Appare estremamente problematico che tale situazione possa essere sanata in tempi così ristretti – prosegue la nota - come quelli che separano gli istituti dal 1° settembre 2020». «La seconda criticità – aggiungono gli esperti di Iv - riguarda l’insufficienza delle dotazioni organiche, ossia il numero di docenti e collaboratori scolastici necessari per rendere possibile, ad esempio, la divisione delle classi numerose in gruppi più ristretti e quindi meno passibili della diffusione del virus.

Appare di immediata evidenza che occorreranno più insegnanti. Analogo discorso può essere esteso ai collaboratori scolastici. Si tengano presenti anche le difficoltà che sarebbero legate alla gestione dei servizi di refezione e mensa, per quanto riguarda gli spazi da adibire e il personale che dovrebbe sovrintendere a questi momenti della vita scolastica, delicatissimi per quanto attiene all’igiene».

Terza criticità, «l’ipotesi di rimodulare alcuni aspetti regolamentari e didattici relativi all’ organizzazione scolastica». «Preso atto questa di questa situazione e dati i tempi ristretti a disposizione e la difficoltà di intervenire in maniera efficace – conclude Iv - si ritiene debba essere seriamente presa in considerazione una delle ipotesi lasciate aperte dal Comitato tecnico scientifico, soprattutto per quanto riguarda le scuole secondarie di primo e secondo grado: quella che prevede la predisposizione di una turnazione delle classi o meglio dei gruppi classe. E’ tuttavia necessario che le decisioni siano tempestive e limpide e non diano spazio a equivoci e incertezze in quanti dovranno metterle in pratica (dirigenti docenti personale scolastico) e soprattutto in quanti dovranno sperimentarne le conseguenze (famiglie e alunni)».

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