la ripresa

Polignano, parlano i ristoratori: «L'asporto? Magra consolazione»

PATRIZIA GRANDE

C'è rimpianto per l’esercito di turisti: «Abbiamo abbassato i prezzi e ci siamo inventati menu standard per non perdere il contatto con i clienti»

POLIGNANO A MARE - «Fase 2» da «purgatorio» per i ristoranti, fast food e bracerie di Polignano a Mare, dove fino all’anno scorso l’arrivo della primavera equivaleva a locali strapieni e tavolini da tutto esaurito.

Da lunedì gli operatori del settore ristorativo stanno attuando le prescrizioni del Governo nella fase 2. E del resto non hanno scelta. «Un ristoratore può vendere in tre modi, nel ristorante, a domicilio, da asporto - spiega Bartolo L’Abbate, titolare di un ristorante fast food nel pieno centro cittadino, che ha fatto la fortuna con i panini gourmet di pesce -. Il lockdown ha imposto ai ristoratori di azzerare la revenue, lasciando il delivery e cioè l’asporto come unica modalità di vendita. Non abbiamo mai chiuso, crediamo nella funzione del nostro servizio e nel valore della vicinanza anche a distanza. Ne abbiamo fatto una campagna che ha abbracciato prima Torino e Milano, poi anche la Puglia», afferma.

L’azienda in realtà effettuava già consegne a domicilio: «Ogni giorno cinque o sei dei nostri collaboratori partono alla volta di Bari, Conversano, Rutigliano, Mola, Noicattaro, Castellana, Putignano e Monopoli. La fase 2 ha permesso l’asporto dai punti vendita. Ci siamo attivati sul piano tecnologico con un portale dove si può ordinare in qualsiasi momento per delivery e take away da ovunque si chiami», afferma L’Abbate.

L’asporto viene fatto con tutte le cautele del caso. «Per ridurre i rischi - precisa - abbiamo permesso a chiunque di prenotare programmando il ritiro dal punto vendita. Si perde meno tempo, si evitano attese. Al cliente chiediamo di stare attento alle distanze, suggeriamo l’acquisto con carta o bancomat e raccomandiamo l’uso dei dispositivi di protezione individuale».

Per i ristoratori, dunque, si apre una prospettiva del tutto nuova: «Lo è per molti di noi - commenta Dionisio L’Abbate, titolare di una locanda nel borgo antico -. Il tempo ci dirà se questa scelta sarà stata soltanto subita o anche condivisa. Per offrire un servizio migliore e preciso nei tempi di realizzazione e consegna, ho stilato un menu esclusivo per asporto e domicilio. Lavoriamo ogni giorno, a pranzo e cena, senza orari per le prenotazioni. Garantiamo il pieno rispetto delle normative igienico-sanitarie - aggiunge Dionisio - con prodotti a base alcolica e presidi medici, sostenendo costi sicuramente più alti che in passato ma necessari per garantire un ambiente sterile e sanificato. Ho rivisto qualche prezzo sul menu per invogliare i clienti ma i margini sono davvero ridotti visto il rincaro dei prezzi nel mercato alimentare. Chiediamo ai nostri clienti altrettanto rispetto nel venire in sede con mascherine e guanti, e di osservare il distanziamento sociale. Se il sistema funziona, spalmeremo gli orari delle ordinazioni per evitare assembramento. È una prospettiva nuova, c’è tanto da lavorare per raccogliere i frutti».

Niente panorami mozzafiato per i clienti, almeno per ora. «Il delivery rappresenta un’opportunità per continuare a essere presenti con i nostri clienti ma certo non ci consente di mantenerci come azienda - evidenzia Silvio Perrone, titolare di un ristorante-pizzeria sul mare -. Mi sono tuffato in questo sistema di vendita alternativa ma non biasimo chi ha scelto invece di restare chiuso. Lo Stato non può pensare di risolvere i nostri problemi con l’asporto», sostiene.

I menu presentano variazioni rispetto al passato: «Stiamo facendo tanto laboratorio - prosegue - per cercare che cosa può risultare più appetibile al mercato attuale, senza però discostarci dalla nostra essenza. È un mondo nuovo in un contesto surreale. I prezzi tengono conto del mercato e della situazione economica dei clienti che, in questo periodo, non è proprio ottimale. Certo sono più bassi che al tavolo, nonostante le spese legate al tipo di servizio». La logica di mercato non prevale sulle esigenze di sicurezza: «Tutta la filiera - conclude Perrone - deve rispettare i protocolli indicati dal Governo. Noi stiamo molto attenti perché, oltre a rispettare le regole, ci interessa garantire la sicurezza dei clienti e nostra».

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