Il caso

Bari, teatro Petruzzelli: il processo torna indietro

Giovanni Longo

La Cassazione dispone un nuovo processo: i giudici rispondano a Regione e Comune

BARI - Le vicende giudiziarie legate al teatro Petruzzelli ricordano a tratti un complicato gioco dell’oca: capita a volte di ritornare al punto di partenza. A 12 anni dall’inizio del principale giudizio civile concluso con due sentenze di merito che sostanzialmente confermavano la validità del Protocollo d’intesa del novembre 2002, la Corte di Cassazione ha riaperto i giochi sull’efficacia dell’atto che prevedeva l’obbligo contrattuale della Fondazione di pagare (con fondi pubblici) la ricostruzione del Petruzzelli (distrutto da un incendio nel 1991) e di gestire in cambio il teatro, per 40 anni, dietro un canone di 500mila euro l’anno ai Messeni Nemagna, proprietari del politeama. Per Regione e Comune quell’intesa è nulla.

La Cassazione ha stabilito che ci sono degli aspetti di merito della intricata vicenda che non sono stati affrontati dalla Corte d’Appello di Bari civile nella sentenza emessa nel 2014. Di qui l’annullamento con rinvio deciso ieri dalla Cassazione. Una mancanza, tipo «riempire le caselle», che dovrà essere colmata senza che sia stato indicato come. Una diversa Sezione dovrà riesaminare il caso per rispondere nel merito ad alcuni punti sollevati dalla Regione e dal Comune e sino a questo momento rimasti inevasi. Da rivedere alcuni aspetti che potrebbero avere una influenza sulla efficacia del Protocollo come ad esempio la circostanza che la Provincia non ratificò l’intesa, per non parlare della delibera approvata dal Consiglio Comunale nel giugno 2010, con la quale Palazzo di Città «rinunciava» al Protocollo stesso: in autotutela, cioè, si sfilava dal Protocollo e rivendicava la proprietà pubblica dell’immobile. Secondo la Cassazione, «la Corte d’Appello di Bari ha deliberatamente omesso di esaminare la censura mossa dalla Regione Puglia con riferimento alla mancata costituzione della Fondazione prevista nel Protocollo d’intesa da parte degli enti pubblici territoriali». «Ignorata la deduzione della Regione circa l’avvenuta ricostruzione del Teatro Petruzzelli con risorse statuali». Nel mirino della Regione, la mancata approvazione del Protocollo da parte della Provincia, nonché, l’approvazione di un organo del Comune incompetente (Consiglio anziché Giunta). Anche su questo dovrà esprimersi la Corte d’Appello.

Sul fronte delle eccezioni avanzate dal Comune e non valutate nel merito «male ha fatto quindi la Corte barese a serbare l’assoluto silenzio e a ignorare la richiesta preliminare del Comune di Bari, che mirava al rigetto della stessa domanda di dichiarazione di nullità o inefficacia del Protocollo».
I giudici della Suprema Corte hanno anche accolto un motivo di ricorso del Comune di Bari sull’efficacia della delibera con la quale nel 2010 l’amministrazione in autotutela aveva revocato il protocollo del 2002, atto impugnato dalla famiglia proprietaria. In sintesi, la Cassazione ha accolto i motivi che mettono in discussione la validità del Protocollo sulle modalità con le quali quell’atto fu sottoscritto. Su tali questioni la Corte di Appello di Bari dovrà pronunciarsi nuovamente.
La Cassazione dice anche altro. Ribadisce l’«unicità» del Protocollo e della transazione per cui «il Comune non poteva dichiarare motu proprio alcuna decadenza e comunque non l’ha dichiarata». Sottolineata la natura privatistica delle Convenzioni tra proprietari e Comune datate al 1896 quando tutto ha avuto inizio. E chissà quando avrà fine.

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