Il riscatto
Valenzano, la coop «Semi di Vita» si prende i terreni tolti alla mafia
La coop sociale con sede a Japigia vince bando per l’assegnazione di 26 ettari
BARI - Sarà un lavoraccio. Un impegno che costerà fatica. Così complesso che non molti se ne farebbero carico: ridare vita ad un bene confiscato alla mafia, non è mai una cosa semplice. Se poi di tratta di 26 ettari di terreno, abbandonati da quasi 30 anni e da rendere produttivi, allora il gioco si fa veramente duro. Ma ad Angelo Santoro questi «giochi» non spaventano, tanto è vero che da 5 anni gestisce una cooperativa sociale, «Semi di vita», che a Japigia su un terreno avuto in concessione, produce prodotti agricoli bio.
«Cinque anni di impegno senza risparmio – spiega sorridendo – anche quando tutti mi davano del matto. Coltivare la terra a Japigia sembrava una follia. Certo, ancora non riesco a pagarmi lo stipendio, ma la soddisfazione di tutto quello che fino ad ora sono riuscito a costruire è grande».
Una esperienza quella di Semi di vita che ha visto tanti attorno ad Angelo, anche solo a dare una mano, una palestra che oggi ha portato la cooperativa a vincere un bando per l’assegnazione di 26 ettari nel Comune di Valenzano. Beni confiscati ad un prestanome del clan Parisi-Stramaglia in seguito all’inchiesta Domino e che ora torneranno a nuova vita.
IL BANDO Semi di vita il 6 febbraio di quest’anno si è riuscita ad aggiudicare il bando con un giudizio pieno di 100/centesimi per il progetto, riconosciuto dalla commissione straordinaria.
«A concorrere siamo stati in quattro – sottolinea Santoro -, due sono stati scartati perché non avevano tutti i requisiti richiesti, l’altro concorrente ha ottenuto 64/centesimi».
Per il progetto di rinascita del terreno Semi di vita ha raccolto attorno a sé 19 partner, tra Istituzioni, Enti, aziende. «Diciannove partner che svolgeranno un ruolo attivo nel progetto – spiega Santoro -, tra i quali la facoltà di Veterinaria e di Agraria. E visto quello che faremo, avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile».
IL LUOGO Il terreno in questione è praticamente alle spalle della facoltà di Veterinaria. Anticamente era un uliveto con migliaia di alberi, ma l’incuria e i furti hanno portato via quasi tutto. Oggi rimangono circa 600 ulivi in gran parte malconci; tutto attorno al perimetro si è creata una discarica abusiva con gettati materiali edili di scarto, amianto e plastiche. Capita di vedere qualche gregge brucare e persone che raccolgono cicorie selvatiche.
IL CRONOPROGRAMMA «Come prima azione entro un mese sistemeremo i cancelli. Serve anche per indicare che non è più una proprietà in abbandono. Poi il Comune di Valenzano si occuperà di pulire l’area. Ci vorranno un paio di mesi per venirne a capo. A questo punto con la facoltà di Agraria inizieremo ad analizzare il terreno, per verificare che tipo di terra è. Contemporaneamente dovremo realizzare un pozzo, perché non si può fare agricoltura se non c’è acqua».
Solo per il pozzo saranno necessari investimenti per almeno 20mila euro. «Utilizzeremo tutto quello che riusciremo a vendere dei prodotti di Semi di vita che già abbiamo, ma sarà solo l’inizio: dovremo prendere un trattore più grande di quello che abbiamo al momento, attrezzi… ecco diciamo che sarà allora che “i duri incominceranno a giocare”… ». Ride Angelo, di una risata contagiosa che è una delle sue qualità più belle.
«Per trovare il denaro necessario stiamo partecipando ad altri bandi per l’assegnazione di fondi proprio per gestire beni confiscati alla mafia. Per quest’anno puntiamo a salvare tutti gli ulivi possibili, dovremmo farcela almeno con 200 alberi, poi semineremo per vedere come risponde il terreno. Ma il cronoprogramma è anche di carattere sociale. Noi non siamo i proprietari del bene, noi siamo quelli che lo gestiranno per riconsegnarlo alla comunità. Questo si fa con un bene tolto alla mafia, si restituisce più bello. Perché è la mafia che toglie proprietà comuni. Noi invece puntiamo a creare una comunità che gestirà questo terreno. Anche per questo organizzeremo biciclettate, iniziative con Agesci, Arci e Libera e con tutti i cittadini di Valenzano che vorranno stare con noi».
L’ESPERIENZA CON SEMI DI VITA Angelo Santoro non è nuovo a queste iniziative, per creare reti di comunità solidali. Con la cooperativa Semi di vita ha accolto e fatto lavorare ragazzi in disagio sociale, porta avanti progetti nelle scuole, come l’orto sociale al Lenoci, la fungaia al Gorjux o la cardoncelleria nel carcere minorile.
«Il progetto di Valenzano si chiama “La fattoria dei primi, il traguardo di un nuovo inizio”. Lo presenteremo ufficialmente il 29 marzo presso la nostra sede a Japigia e tutti sono invitati. Sarà un percorso lungo, che spero darà presto frutti: per fare tutto quello che il progetto prevede assumeremo 10 persone, per lavorare 26 ettari ci vorranno braccia capaci da riportare all’agricoltura. Ci sarà da zappare».