La decisione

Bari, Città metropolitana non si costituisce, dipinto sottratto 50 anni fa resta a un privato

Redazione on line

Il quadro «Superficie 223» fu trafugato dalla Pinacoteca e acquistato in buona fede da un gallerista. Il giudice: l'ente non si è costituito in giudiczio

Avevano acquistato il dipinto "Superficie 223», un olio su tela, del pittore romano Giuseppe Capogrossi senza sapere che, più di cinquant'anni fa, era stato sottratto illecitamente alla Pinacoteca di Bari. Per questo la magistratura barese aveva sequestrato l’opera, denunciando il proprietario e il suo venditore per ricettazione. Oggi il Tribunale di Bari ha restituito il quadro al 58enne di Latina Giuseppe Coppola, disponendo l’archiviazione del procedimento penale a carico di Coppola e dell’82enne campano Filippo Giardiello. Secondo il gip Valeria La Battaglia, i due avevano acquistato il quadro «in buona fede», inconsapevoli «della provenienza delittuosa del dipinto» e, in ogni caso, la Pinacoteca della città metropolitana di Bari non si è mai costituita in giudizio per reclamarlo.

La storia inizia nel 1958, quando l’opera viene acquistata dalla Pinacoteca per 500 mila lire in occasione della VII mostra nazionale di pittura contemporanea «Maggio di Bari», svoltasi nel Castello Svevo. Sette anni più tardi, nel 1964, il dipinto viene donato all’allora assessore Vincenzo Mitolo. Un dono ritenuto illegittimo perché, essendo stato acquistato con fondi pubblici, faceva parte del patrimonio dell’ex Provincia e il consiglio provinciale dell’epoca non aveva alcun titolo per decidere di regalarlo ad un assessore. Alla morte dell’assessore il bene viene alienato dal figlio ad un altro soggetto e, dopo la morte di questi, alla «Finarte Casa d’Aste Spa» che ne cura la vendita nel 1991 in favore di Giardiello, il quale a sua volta lo vende poco dopo per 160 mila euro a Coppola.

Per più di 50 anni del dipinto non si è saputo più niente, segnalato ormai tra le opere scomparse, fino a quando, nel 2015, è stato rinvenuto sul sito web della «Galleria d’Arte Mazzoleni» di Torino e sequestrato. I difensori di Giardiello e Coppola, gli avvocati Alessandro Dello Russo e Alfonso Furgiuele, al termine di un procedimento durato quasi tre anni, hanno ottenuto la sdemanializzazione del bene e l’archiviazione - chiesta anche dalla Procura - dell’indagine per ricettazione

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