Manca insegnante di sostegno

Bari, bimbo di 7 anni iperattivo: scuola in tilt

Antonella Fanizzi

La classe, una seconda elementare, è stata disgregata. Protesta la madre del piccolo: «Ha gli stessi diritti degli altri»

«Mio figlio piange ogni mattina. Mi chiede quando potrà tornare in classe e quando potrà rivedere i suoi compagni. Non so cosa rispondergli». Mario (il nome è di fantasia) è un bambino speciale. Ha sette anni ed è affetto da un disturbo da deficit di attenzione e iperattività. È un bambino Adhd, una sindrome in grado di mettere le famiglie una contro l’altra se la patologia non viene gestita in maniera adeguata e tempestiva. È quanto accaduto in una scuola elementare di Bari: una seconda classe è stata disgregata in attesa che la scuola, gli Uffici scolastici regionale e provinciale e gli assistenti sociali riescano a trovare una soluzione. Sta di fatto che dei 18 iscritti, 10 sono stati temporaneamente affidati alle insegnanti di un’altra sezione, mentre i restanti 7 hanno già chiesto il trasferimento in altre classi o in altre scuole.


Il problema è esploso lunedì scorso. Questo il racconto della madre di Mario: «All’ingresso i suoi compagni sono stati regolarmente accolti, invece a me è stato detto di aspettare la dirigente. Ho atteso per venti minuti, poi ho chiamato la polizia. Mio figlio ha i medesimi diritti degli altri: non è giusto che sia messo in disparte, che venga costretto a trascorrere la sua giornata da solo in un laboratorio con una docente. Solo a lui non è stata assegnata una classe».
Versione però smentita dalla dirigente: «Nessuno ha messo alla porta il bambino. Stiamo cercando di affrontare la questione nel migliore dei modi. C’è molta sofferenza da parte di tutti gli alunni della classe, incluso il piccolo che ha bisogni speciali. È mio dovere tutelare il diritto allo studio, e la serenità, di ogni bambino. Sono tanti i disabili che frequentano il nostro istituto, ma finora nessuno dei genitori ha avuto motivi per protestare. La situazione è complessa e delicata: siamo al lavoro per rispondere al meglio alle esigenze di ciascuno».


Un passo indietro. I genitori di Mario scoprono soltanto lo scorso anno della sindrome Adhd. Una delle maestre di Mario dice loro di rivolgersi a uno specialista. «È quello che abbiamo fatto - racconta la madre -. La neuropsichiatra infantile, contattata a pagamento, non ha ritenuto che nostro figlio avesse questa sindrome. Ma quasi ogni giorno siamo stati chiamati dalla scuola per riprendere Mario dopo la mensa. Abbiamo iscritto nostro figlio al tempo pieno, però per lui le lezioni sono terminate alle 14 e non alle 16 come per gli altri».
Il problema si ripropone in maniera ancora più pesante da settembre. Dopo un ricovero al Policlinico per effettuare i test, il medico, la medesima professionista incontrata l’anno prima, certifica il deficit. I genitori fanno domanda per avere l’insegnante di sostegno - che dovrebbe prendere servizio a dicembre - e si attiva la procedura per riconoscere a Mario anche l’ausilio di un educatore incaricato dal Comune.


Ma lo scontro fra i genitori si fa aspro. Il padre e la madre di Mario chiedono il nulla osta per trasferire il piccolo in un altro istituto. Con l’aiuto del Comune e dei funzionari del Provveditorato viene individuata un’altra scuola disponibile ad accogliere Mario. Non tutto però fila liscio. «Anche questa volta - riferisce la donna - la nuova dirigente pretende garanzie: è pronta a trovare una classe per Mario a patto che ci sia una persona, fra docente di sostegno e altre figure professionali, che possa seguire il bambino per tutte le quaranta ore settimanali. Un privilegio che difficilmente viene assicurato persino a quegli alunni che hanno handicap gravi oppure che presentano più disabilità insieme. Mario è intelligente, ma quando non è a suo agio oppure si sente rifiutato non riesce a contenere le sue emozioni. Può essere danneggiato per questo suo modo di essere? Le famiglie dei suoi compagni ci hanno accusato di non volere il bene di nostro figlio e di non essere in grado di prendercene cura. Ci sono arrivate minacce velate di un possibile coinvolgimento del Tribunale per i minori. Ma stiamo scherzando? Mario è l’unica vittima e si trova in un limbo: l’attuale scuola per lui ha previsto soltanto un laboratorio e dall’altra siamo in attesa di risposte».

Privacy Policy Cookie Policy