E anche su Emporio Armani cala il sipario. Sono passati sei anni dalla festa di inaugurazione dello store nel salotto buono della città. L’avventura nel capoluogo pugliese si è conclusa: in vetrina, al posto degli abiti lunghi ed eleganti, al posto di borse, valige e accessori che hanno contribuito a fare grande il made in Italy nel mondo, ci saranno la biancheria e l’abbigliamento facili di Oysho, che si sposta di qualche metro. A continuare a investire nel centro commerciale a cielo aperto di Bari, il cui appeal resiste alla crisi e ai mutamenti dei consumi delle famiglie, è quindi un negozio del gruppo Zara, che sta acquisendo con un ulteriore brand altri punti vendita, da prendere in affitto o da acquistare ma sempre nel Murattiano.
Via Sparano, la strada regina dello shopping dove è in corso la rivoluzione dell’immagine legata al progetto di riqualificazione, perde le grandi firme però acquisisce linee che strizzano l’occhio a una clientela più giovane, con meno soldi in tasca ma con una propensione maggiore alla spesa. È una tendenza che riguarda tutte le grandi città: i negozi low cost, dopo un rodaggio negli outlet e nelle gallerie degli ipermercati, cercano di fare il grande salto e di conquistare fette più ampie di mercato aprendo punti vendita nelle vie più prestigiose.
I locali di Oysho non resteranno vuoti: gli uomini potranno vestirsi da Gutteridge, che propone uno stile informale basato sull'impiego di tessuti naturali, già presente nei parchi commerciali di Casamassima e Molfetta.
Infine anche Nespresso, leader nella produzione e commercio di capsule, accessori e macchine da caffè, dovrebbe spostarsi verso la stazione, nell’isolato compreso fra piazza Moro e piazza Umberto.
Nel valzer dei marchi le boutique storiche cedono il passo alle multinazionali, le uniche in grado di sostenere i costi degli affitti della strada della moda.