Il pm: chiuso il cerchio

Anziana uccisa a Bitonto latitante il boss Conte

Redazione on line

E' ritenuto il mandante della sparatoria che il 30 dicembre scorso costò la vita a Anna Rosa Tarantino. UN mese fa 7 arresti dei due clan rivali protagonisti della faida

Indagini serrate con appostamenti, attività tecniche e controlli a tappeto sono in corso da parte degli investigatori baresi, coordinati dalla Dda, per rintracciare il boss di Bitonto (Bari) Domenico Conte, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché ritenuto il mandante della sparatoria che il 30 dicembre scorso causò la morte, per errore, della 84enne Anna Rosa Tarantino. La notizia, riportata dai media locali, è confermata da fonti inquirenti.

Secondo l’accusa, a dare l’ordine di sparare quella mattina sarebbe stato il capo clan Domenico Conte, facendo recapitare il messaggio ai killer tramite il suo braccio destro Alessandro D’Elia. Il 20 aprile la magistratura barese ha emesso la misura cautelare nei loro confronti. D’Elia è stato arrestato ed è in carcere, mentre Conte è riuscito a sfuggire alla cattura ed è tuttora ricercato.

Il 17 marzo scorso Carabinieri e Polizia hanno arrestato sette pregiudicati ritenuti responsabili dei quattro agguati di quella mattina fra i due clan rivali Conte e Cipriano nell’ambito di una «guerra» per il controllo delle piazze di spaccio in città. Alcuni di loro, fra i quali gli esecutori materiali della sparatoria nel centro storico nella quale morì l'anziana, hanno deciso nelle settimane successive agli arresti di collaborare con gli inquirenti e con le loro dichiarazioni i pm Ettore Cardinali e Marco D’Agostino hanno chiuso il cerchio su quella mattinata di fuoco.

Intanto, ha negato di aver ricevuto dal capoclan Domenico Conte l’ordine di uccidere e di aver conseguentemente portato quel messaggio ai killer di Anna Rosa Tarantino il 27enne Alessandro D’Elia, arrestato il 20 aprile scorso nell’ambito dell’indagine della Dda di Bari sull'agguato commesso a Bitonto (Bari) il 30 dicembre scorso che costò la vita, per errore, all’anziana donna.
Dinanzi al gip che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, Giovanni Anglana, D’Elia ha risposto alle domande contestando tutti gli addebiti. Secondo i pm Ettore Cardinali e Marco D’Agostino, sulla base soprattutto delle dichiarazioni dei due presunti esecutori materiali dell’omicidio, Rocco Papaleo e Michele Sabba, da alcune settimane collaboratori di giustizia, Conte (sfuggito alla cattura e attualmente ricercato) sarebbe stato il mandante del delitto e D’Elia il messaggero dell’ordine. Ricostruzione che il 27enne ha negato.

Stando all’imputazione formulata dai pm baresi, Sabba e Papaleo avrebbero agito «su espresso mandato di Conte e avvisati da D’Elia, il quale aveva riferito che il boss aveva ordinato, per reagire alla sparatoria subita qualche minuto prima, di sparare a chiunque avessero incontrato dei Cipriani». Quella mattina, infatti, a Bitonto si susseguirono quattro agguati armati, botta e risposta fra i due gruppi criminali rivali, Conte e Cipriani, in conflitto per la gestione dello spaccio della droga. Ai due indagati la Dda contesta i reati di omicidio volontario e tentato omicidio (nell’agguato rimase ferito il vero bersaglio dei sicari, Giuseppe Casadibari, anche lui divenuto collaboratore di giustizia) aggravati dal metodo mafioso.

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