La vertenza

Bitonto, sciopero della fame all'istituto Maria Cristina

Enrica D’Acciò

In ginocchio l'azienda di servizi alla persona in ginocchio dopo anni di debiti e malagestione

Enrica D’Acciò

Bitonto - Consiglio di amministrazione dimissionario, lavoratori in sciopero della fame. Precipita ancora la situazione del «Maria Cristina di Savoia», l’azienda di servizi alla persona, in ginocchio dopo anni di debiti e malagestione. Ieri, così come già annunciato nei mesi scorsi, i 17 dipendenti ancora formalmente in servizio hanno cominciato lo sciopero della fame: solo acqua, presidio fisso al «Maria Cristina» anche di notte fino ad ottenere un incontro risolutivo con la regione. I lavoratori, che hanno accumulato 27 mensilità di arretrato, sono di fatto senza lavoro da quando, a febbraio, sono state sospese tutte le attività gestite in proprio dal «Maria Cristina».

Ieri mattina, un po’ a sorpresa, una delegazione di lavoratori ha fatto irruzione a palazzo di città, durante la seduta del consiglio comunale, per sollecitare un intervento unanime della massima assise cittadina. Al termine dell’incontro, è partita una lettera, con in calce tutte le firme dei consiglieri, diretta al presidente della regione Michele Emiliano: «intervenire con fermezza e immediatezza nella risoluzione di questa situazione che sta minando la serenità sociale della comunità, da sempre attenta al tema dell’accoglienza e dei più deboli».

A latere il primo cittadino Michele Abbaticchio ha commentato: «Abbiamo partecipato a tanti incontri, in regione, abbiamo avanzato anche qualche proposta operativa, molto concreta, ma non abbiamo ricevuto che silenzio. Nonostante tutto, siamo qui. A disposizione. Nonostante tutto». Sempre di ieri, è la nota con cui il consiglio di amministrazione dell’azienda ha rassegnato le dimissioni. Fino a ieri, nel cda sedevano Grazia Scaraggi, nominata dalla provincia di Bari, Marianna Pischetola, rappresentante del terzo settore e Luigi Ventola in rappresentanza del comune di Bitonto. Vacante la poltrona del presidente, di nomina regionale, e del consigliere in rappresentanza del comune di Palo. Con una nota dai toni piccati, il consiglio d’amministrazione ha respinto al mittente i «continui e immeritati attacchi», pretendo tuttavia atto «dell’impossibilità dell’ente di perseguire i propri scopi». Dito puntato contro «la mancata inaugurazione della comunità per gestanti e figli a carico e l’occupazione abusiva di parte dell’immobile» ma anche, più in soldoni, «la mancata erogazione del cospicuo contributo annuale da parte della città metropolitana».

Presa di posizione anche per il mancato accordo con la diocesi per la cessione della chiesa della Madonna del Carmelo annessa al «Maria Cristina»: «abbiamo ritenuto, in coscienza, di non poter assumere la decisione tanto importante, quale la costituzione del diritto di superficie, per la durata di 99 anni, in una condizione di crisi conclamata e da parte di un consiglio di amministrazione dimissionario».

Che succederà adesso al «Maria Cristina»? Come atto finale, il consiglio di amministrazione ha avviato le procedure di mobilità per i 17 lavoratori, che nei prossimi 90 giorni potranno essere ricollocati in altri enti pubblici per poi finire nelle liste di disponibilità. La gestione dell’azienda, invece, dovrebbe passare nelle mani di un commissario straordinario il quale dovrà far fronte alla crisi, ai debiti, oltre 2 milioni, e ai 17 lavoratori in attesa di risposta. La nomina spetta alla giunta regionale.

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