Dopo il pari con l'Avellino

Bari, Vivarini non può gioire: «Spirito giusto, ma bisogna fare di più»

pierpaolo paterno

Il tecnico dei biancorossi: «La squadra ha dato tutto in campo, è andata a duello. Manca la qualità, ma a me interessava l'atteggiamento dopo le ultime prestazioni negative»

Il pareggio con l’Avellino non è solo un risultato, ma una fotografia fedele dello stato del Bari. Un’immagine che Vincenzo Vivarini si trova a commentare a fine gara con il peso di un 2025 che si chiude senza svolte, senza strappi, senza quella crescita che il campo avrebbe dovuto certificare. L’1-1 del San Nicola lascia in eredità sensazioni contrastanti: un Bari leggermente più ordinato, a tratti anche volenteroso, ma ancora fragile, incapace di gestire i momenti chiave e di dare continuità alle proprie fasi migliori. Il vantaggio firmato Dickmann, arrivato all’inizio della ripresa, sembra poter indirizzare la partita verso una serata finalmente diversa. Invece, si rivela l’ennesimo episodio isolato, presto riassorbito da una squadra che fatica a reggere urti, ritmi e pressione mentale.

Davanti ai microfoni Vivarini prova a tenere insieme analisi e lucidità, consapevole che la classifica non concede più alibi e che il quindicesimo posto, appena sopra la zona playout, racconta più della prestazione singola. Il tecnico parla di equilibrio, di compattezza, di segnali incoraggianti rispetto alle ultime uscite, ma il suo discorso si intreccia inevitabilmente con le difficoltà strutturali emerse anche contro l’Avellino. La squadra crea poco, spreca troppo e, soprattutto, paga a caro prezzo ogni passaggio a vuoto, mostrando limiti di tenuta fisica e nervosa che si ripresentano puntuali nella seconda parte di gara: «È chiaro che abbiamo puntato tutto sulla vittoria - attacca il mister -. L’avevamo preparata così. La squadra ha dato tutto in campo, è andata a duello. Manca la qualità, ma a me interessava lo spirito dopo le ultime prestazioni negative. I ragazzi mi hanno risposto nel modo giusto con voglia e applicazione. Alla fine, meritavamo più noi avendo avuto cinque occasioni per fare gol. L’Avellino, al di là della sua migliore gestione della palla, ha tirato pochissimo in porta. La squadra è questa. Anche se la strada è ancora lunga».

Il Bari chiude l’anno con l’ennesima occasione mancata e con una sensazione di incompiutezza che accompagna ormai ogni partita. Vivarini lo sa, lo avverte, e nel suo commento di fine gara emerge la necessità di guardare oltre il singolo risultato, verso interventi che non possono più essere rimandati: «Ci aspettavamo che l’Avellino cambiasse modulo - vira proseguendo nell’analisi del match -. Eravamo pronti a questo. I cambi sono stati tutti forzati, patendo i ritmi alti. Loro hanno avuto più freschezza di noi. Ma, alla fine, non ci hanno creato grandi grattacapi. Serviva più forza per raddoppiare. Dickmann purtroppo non l’ha chiusa. Accettiamo questo pareggio. Sotto l’aspetto dell’approccio e mentale si è fatta la gara giusta. Ma non basta, perché in B bisogna vincere. In questa settimana, ho parlato alla squadra per chiedere una inversione di mentalità. Bisogna alzare la qualità del gioco, migliorare la gestione della palla e attaccare meglio la profondità. Come ha fatto Mane, giocatore giovane e positivo. Mi chiedeva il cambio dall’inizio del secondo tempo, ma l’ho lasciato perché andava».

L’ultimo appello, alla società: «Siamo tutti consapevoli di quello che serve. Io per primo che, venendo qua, sono venuto a rischiare. Ci sono diversi problemi su cui mettere mano. Dal mercato di gennaio servono calciatori fermi, ma pronti. Gente fresca e pulita per giocare a calcio».

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