IL PUNTO

Puglia crocevia dell’evoluzione 5S dal «Vaffaday» al governismo

Michele de Feudis

Il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, da ormai settimane, è alle prese con una contesa interna per stabilire se dovrà o meno entrare nella giunta pugliese

La definitiva collocazione del M5S in un alveo governista ed europeista passa dalla Puglia. Il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, da ormai settimane, è alle prese con una contesa interna per stabilire se dovrà o meno entrare nella giunta pugliese guidata da Michele Emiliano, leader del centrosinistra, confermato con un consenso plebiscitario.

Il capo politico pentastellato, Vito Crimi, ha annunciato - ormai quasi due settimane fa - ai suoi che la querelle starebbe stata risolta con un voto chiarificatore sulla piattaforma Rousseau, ma il quesito non è stato mai definito e la consultazione non è mai stata fissata, lasciando così in sospeso l’offerta emilianista che avrebbe configurato in Puglia non solo la riproduzione della maggioranza giallo-rossa con innesti civici, ma sarebbe stata anche la prima esperienza di governo regionale per i portavoce 5S.

Apparentemente si vota per dare il via libera a Rosa Barone (la consigliera prescelta) affinché assuma l’incarico di assessore al Welfare, ma in realtà la partita è tutta politica e ha risvolti nazionali: in ballo c’è l’affermazione dell’anima più attenta alle prerogative di governo (l’asse Crimi-Di Maio), rispetto all’ala che chiede un ritorno alle origini barricadiere (il tandem Di Battista-Lezzi, con il contributo della pugliese Laricchia). Il “Sì” ad un possibile accordo con i dem in Puglia renderebbe ancora più stabile la collocazione del M5S nell’alveo dell’alleanza di centrosinistra, individuando una prospettiva di organica inclusione nel campo progressista. A questa ipotesi si oppongono gli esponenti più movimentisti, desiderosi di tornare ad avere le mani libere nei territori e sui dossier su cui le distanze dal Pd sono più rilevanti.

In queste settimane gli esponenti pugliesi, interrogati su una possibile data per il voto digitale su Rousseau, non hanno mai saputo dare indicazioni definite e qualcuno ha anche ipotizzato che - dopo tante consultazioni telematiche - ci sia una ritrosia a convocare una nuova conta sul web. In più, come riferisce La Repubblica, alcuni ministri non si fidano più del gestore della piattaforma Rousseau, il figlio del fondatore Davide Casaleggio, “apertamente contro di noi”, scrive un ministro 5S in una chat. Che ci siano anche gli attriti Crimi-Casaleggio tra i motivi della mancata soluzione del caso Puglia? Nessuno può escluderlo.

Una votazione lacerante sull’intesa con Emiliano, però, potrebbe avere effetti imprevedibili a Roma come a Bari: un matrimonio barese con il Pd potrebbe diventare il motivo di uno strappo parlamentare da parte dei malpancisti presenti a Montecitorio, ma soprattutto a Palazzo Madama, dove i numeri del governo Conte sono più esigui. E nel tacco d’Italia l’ingresso della Barone nella giunta creerebbe seri imbarazzi alla Laricchia, che a differenza degli altri componenti del gruppo grillino in Via Gentile, è decisa a rimanere all’opposizione. Per superare eventuali cortocircuiti o strappi, il senatore grillino Dell’Olio fa presente anche che «il capo politico potrebbe decidere sulla Puglia senza votazione web». E così si aprirebbe un’altro fronte con i difensori della democrazia diretta e digitale nel Movimento.

L’evoluzione del M5S dai «Vaffaday» ai palazzi istituzionali è stata finora cadenzata da numerose correzioni di rotta. Per entrare nel governo Emiliano si può prevedere che ci vorrà una robusta strambata. E non è escluso che qualcuno, dalla barca, possa cadere e finire in mare…

Privacy Policy Cookie Policy