L'EDITORIALE
Eccoli tornare i ragazzi del Sud rubati dal Nord
È cominciata per il virus la svolta che non arricchirà economicamente il Sud, ma gli restituirà tanti suoi figli un giorno partiti. Non è l’inizio della fine delle ingiustizie ai suoi danni. Forse è solo il piccolo inizio della fine dell’infinita emigrazione meridionale
No, non se ne sono tornati al Nord come sempre dopo le vacanze. Non se ne sono tornati molti studenti del Sud che vedevi a casa solo a Ferragosto e a Natale. Non se ne sono tornati molti lavoratori pendolari solo a fine settimana. Il Sud non si è ripopolato con loro solo due volte all’anno come finora. Mentre a volte li vedevi in toccata e fuga per matrimoni e funerali. Un fuorisede meridionale su cinque dell’università ha deciso di rientrare e di iscriversi qui. E tanti di quelli pronti a partire non l’hanno fatto. E sono rimasti tutti quelli impegnati via computer con le loro aziende del Nord, ora facendo tutto da remoto e non più in sede.
È cominciata per il virus la svolta che non arricchirà economicamente il Sud, ma gli restituirà tanti suoi figli un giorno partiti. Non è l’inizio della fine delle ingiustizie ai suoi danni. Forse è solo il piccolo inizio della fine dell’infinita emigrazione meridionale le cui cause restano purtroppo intatte.
Più che un arricchimento, il parziale controesodo è un minore impoverimento del Sud. Quello dei tanti ragazzi regalati «chiavi in mano» al resto del Paese, che se li ritrova con una formazione dalle elementari al liceo pagata dal Sud (non meno di 150 mila euro). Se li ritrova con le loro tasse universitarie versate lì. Se li ritrova con i loro fitti per monolocali che tanta economia hanno fatto crescere al Nord. Se li ritrova con i consumi della loro vita di ogni giorno. Se li ritrova con i soldi loro mandati dai genitori ogni mese per farcela. Tre miliardi complessivi l’anno sottratti al Sud, ha calcolato la Svimez. Un ulteriore prezzo col quale il Sud contribuisce suo malgrado all’arricchimento di chi lo sbandiera poi come suo esclusivo merito, siamo i produttivi. Un dei tanti modi subdoli con i quali il Nord si fa assistere, non il contrario. Contribuendo all’aumento di quel divario determinato dalle politiche sperequate dei governi che hanno creato le due Italie e costretto all’emigrazione. La più grande trappola per il Sud.
Una trappola anche per le università del Sud. Danneggiate non perché meno efficienti ma per il minore sviluppo dei loro territori. Ciò che le induce a quel livello basso del costo dell’iscrizione considerato non una virtù ma un difetto dallo Stato. Che finanzia appunto di più quelle più ricche e non quelle meno ricche, tutto il contrario della decenza. Minori fondi che significano meno insegnamenti, meno borse di studio, meno ricerca e quindi fuga. Delitto perfetto. Cui ora alcune regioni del Sud, dalla Sicilia alla Puglia, dalla Basilicata alla Sardegna hanno reagito offrendo l’iscrizione gratuita o quasi a chi prenderà il treno inverso, come in molte migliaia hanno fatto.
Ma il parziale controesodo è un minore impoverimento anche umano del Sud. I ragazzi del trolley partiti per studiare fuori hanno sottratto anche se stessi oltre che i loro soldi al Sud. Hanno sottratto se stessi al Sud anche tutti quelli che hanno dovuto andare altrove per trovare un lavoro. Ne hanno sottratto il futuro che essi sono, quel futuro altrimenti consegnato agli anziani che restano e che di futuro ne hanno meno sia per anagrafe che per spirito. Il loro inizio di ritorno li restituisce alla vita sociale delle città in cui sono nati e cresciuti. Restituisce al Sud la loro formazione e cultura. Restituisce al Sud la loro presenza e i loro stipendi e i loro progetti. Restituisce al Sud un motore. Restituisce al Sud una potenziale classe dirigente al posto di quella finora sempre rinfacciata come inetta da chi vuole colpevolizzarlo per i furti continuamente subìti. Ti derubiamo, ma la colpa è tua. Sessantuno miliardi all’anno che dovrebbero essere investiti al Sud ma che vanno al Centro Nord con uno scandalo che sembra non avere mai fine. Noi siamo i ladri ma se state male è perché avete quei dirigenti, di che vi lamentate?
Che il telelavoro introduca una nuova era, non ci sono dubbi. Vai a Milano e ti sembra un po’ un «Day after», un giorno dopo qualcosa. Il silenzio di tante strade svuotate. Cominciare a perdere poco alla volta quei 100 mila residenti provenienti da altre regioni acquisiti negli ultimi vent’anni. Cominciare a perdere il piccolo boom creato da chi ora consegna le chiavi e saluta. Si chiama «South Working», lavorare per Milano vivendo a Bari. Ma anche chi continua a studiare al Nord segue ora le lezioni e fa gli esami stando al Sud. Con un richiamo a casa che non è piaciuto alle università settentrionali, così troppo bene abituate da far dire al rettore di Padova che non va bene rubarsi gli studenti. E si capisce. C’è una parte del Paese che finora si è ingrassata a spese dell’altra. Non chiamiamolo furto, ma come?